- Titolo: Palazzo di Sangue
- Titolo originale: The Red Palace
- Autrice: June Hur
- Traduttrice: Ilaria Katerinov
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 979-1221201222
- Casa editrice: DeAgostini
Trama
Essere figlia illegittima nella Corea del 1700 significa non avere futuro. E infatti nessuno scommetterebbe su Hyeon, diciotto anni e una passione per la medicina. Neanche chi l'ha messa al mondo. Eppure, la sua determinazione la porta fino al palazzo del principe, dove trova lavoro come infermiera di corte. Non diventerà mai medico, certo, perché è solo una donna, ma se non farà troppo rumore forse riuscirà a ottenere almeno il rispetto di suo padre. Nel palazzo, però, niente è come sembra. Jeongsu, la sua mentore, la mette in guardia fin da subito: i pettegolezzi possono essere pericolosi. Possono esplodere… In una sola notte vengono assassinate quattro donne, i loro corpi sono rinvenuti nell'ambulatorio di Jeongsu. Nessuno ha visto nulla, ma per la polizia trovare un capro espiatorio tra le donne non è difficile. È Jeongsu la colpevole. E merita la morte. Hyeon è certa che la sua amica non abbia commesso quegli omicidi ed è intenzionata a provarlo. Anche se per farlo potrebbe attirare su di sé il biasimo di tutti. Ricostruire i fatti che hanno portato al massacro, però, è più pericoloso del previsto e nemmeno la strana alleanza che Hyeon stringe con Eojin, giovane ispettore dai modi autoritari e lo sguardo intenso, può proteggere la ragazza dalla rovina. Soprattutto perché… la scia di sangue non accenna ad arrestarsi. June Hur dà vita a un romanzo basato su fatti storici reali, l'inquietante storia di un Jack lo Squartatore coreano.
Recensione e commento
Mi sono approcciata alla lettura di Palazzo di Sangue completamente senza aspettative. Ho voluto richiederlo alla casa editrice perché una mia amica che lo aveva letto in lingua originale me lo aveva consigliato, ma nonostante ciò, i miei sentimenti prima della lettura erano abbastanza neutrali.
Ebbene: ho amato Palazzo di Sangue. È un romanzo che intreccia la Storia e il thriller in modo assolutamente magistrale, dipingendo una società a cui noi occidentali ci approcciamo troppo spesso con un senso di superiorità, senza poi conoscerla davvero, e ci permettiamo di giudicarla. Eppure, la storia che racconta è in qualche modo universale, anche se prende ispirazione a degli avvenimenti reali del principe ereditario coreano Jangheon, perché in qualsiasi punto del mondo, in qualsiasi epoca, capita di frequente che i potenti insabbino dei crimini avvenuti a spese degli innocenti.
A impedire che gli omicidi delle sue colleghe restino impuniti, per fortuna, c’è Hyeon, un’infermiera in grado di utilizzare le proprie conoscenze in campo medico per comprendere indizi che alla polizia sfuggono ed è proprio per questo motivo che non appare forzata come protagonista: ha una reale preparazione alle spalle data da uno studio accademico durato anni. Ma nonostante alcune prove siano sotto gli occhi di molte altre sue colleghe, lei è l’unica in grado di mettere insieme i pezzi, sia grazie alla sua fortuita amicizia con Eojin, l’ispettore, ma anche e soprattutto grazie alla sua infallibile bussola interiore che le impedisce di lasciar perdere l’indagine che mette a rischio la sua stessa vita. Hyeon non ha alcun dubbio dell’innocenza della sua mentore e non riesce a voltarsi dall’altra parte mentre rischia la pena capitale perché al suo posto avrebbe potuto trovarsi lei stessa e perché le due donne sono indissolubilmente legate da un senso di riconoscenza. Hyeon è una protagonista che non parla molto, ma ascolta tanto, ha pochi colpi di testa e agisce in modo logico. Non si fa mai fermare dalla sua dipendenza emotiva e anzi, è in grado di usare la sua affettività nel migliore dei modi, cercando sempre qualcuno che la rispetti quanto lei rispetta sé stessa.
Al di là del susseguirsi degli eventi in sé, incalzante e serrato, a essere davvero toccante è la pressione sociale, che è probabilmente l’elemento più tangibile e storicamente accurato del libro. La protagonista fa parte di un ceto sociale basso e si sente spesso dare degli ordini contraddittori da parte di persone di rango più alto e che sono in opposizione con la sua idea di giustizia. A confonderla maggiormente, però, è il suo rapporto con il “padre”, fra virgolette, perché in quella società le figlie e i figli illegittimi appartengono esclusivamente alla madre, a meno che il padre non decida di riconoscerli, per qualche circostanza particolare. La voglia di rendere suo padre orgoglioso di lei la fa vacillare spesso, specialmente quando le chiede di abbandonare l’indagine per comportarsi come una brava figlia. Ho davvero sentito tutti i conflitti interiori di Hyeon e il suo sentirsi strattonata da una parte e dall’altra da chi la vedeva solo come una pedina da usare per i propri scopi.
Palazzo di Sangue è un libro che non delude, perché non solo riesce a intrattenere meravigliosamente, ma trasporta anche in un’epoca e un luogo non tanto conosciuti dal pubblico. Se cercate un libro da divorare tutto d’un fiato, date una possibilità a questo romanzo.
Ne avevo sentito parlare bene ma ancora non avevo capito che fosse così nelle mie corde, sembra proprio una bella lettura, mi segnerò il titolo 😁
RispondiEliminaSicuramente questo è uno dei titoli ambientati in oriente che mi attrae di più, la storia sembra essere non banale w soprattutto di approfondimento di un periodo storico che non conosco molto
RispondiEliminaNe avevo sentito parlare bene, la tua recensione mi conferma che è un libro che merita. È interessante sotto ogni punto di vista, sia per i personaggi che per l'ambientazione particolare. Una bellissima recensione, analisi molto dettagliata ❤️
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