mercoledì 8 marzo 2023

Strano che tu me lo chieda

  • Titolo: strano che tu me lo chieda
  • Titolo originale: Funny you should ask
  • Autrice: Elissa Susanna
  • Traduttrice: Gioia Sartori
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804772689
  • Casa editrice: Mondadori
Trama


Mentre tutti i suoi vecchi compagni di corso si stanno facendo strada nel mondo letterario, Chani Horowitz, giovane ventiseienne che sogna di diventare scrittrice, è ancora ferma al suo piccolo blog e a qualche pezzo su riviste online da quattro soldi. Tutto cambia quando, un giorno, le viene affidata un'intervista a Gabe Parker, stella emergente di Hollywood e prossimo volto di James Bond. Si dà il caso che Gabe sia anche la cotta più grande di Chani e il protagonista dello schermo del suo cellulare. Nonostante questo, Chani è determinata a resistere al fascino dell'uomo e a portare a casa l'intervista con professionalità. Ma, quando si siede di fronte a Gabe e comincia a parlare con lui, la chimica che si crea tra loro è innegabile. L'intervista si trasforma in un invito ad accompagnare l'attore a una première, che si trasforma in una festa nella sua villa, finché i due non si ritrovano a passare insieme un weekend destinato a rimanere a lungo sulla bocca di tutti. A distanza di dieci anni dall'articolo che le ha stravolto la vita, Chani torna a Los Angeles dopo un brutto divorzio e una sana dose di psicoterapia. È finalmente una scrittrice di successo e ha la carriera che ha sempre sognato. Ma la domanda che tutti le fanno è sempre la stessa: cos'è accaduto durante quel famoso weekend con Gabe Parker? È vero che ci è andata a letto? Per quanto Chani voglia lasciarsi tutto alle spalle, non può cancellare quel ricordo. E così, quando le viene proposta una seconda intervista con Gabe, accetta. Passato e presente si intrecciano in questo romanzo pieno di passione e desiderio, che racconta il potere delle seconde occasioni e ci ricorda che tutti meritiamo di regalarci un lieto fine.


 Recensione e commento 

Sto cercando di non essere elitista nelle lettura e di uscire sempre di più dalla mia comfort zone. Il romance nello specifico e un genere che tende a starmi stretto, per adesso tra tutti quelli che ho letto solo Ancora una Fermata si è rivelato nelle mie corde.

Quindi quando Bea mi ha chiesto di partecipare a questo evento ho accettato, pur con tutte le perplessità che potevo avere. 

Ebbene, Strano che tu me lo chieda mi è piaciuto. O almeno, ho apprezzato la storia che racconta. In questo romanzo non abbiamo un bulletto che tira le trecce alla ragazzina che gli piace e molti altri dei cliché tossici che sembrano pervadere questo genere qui non sono presenti. Ho apprezzato molto l’amicizia tra il protagonista maschile, Gabe, e Oliver, un uomo gay costretto a nascondere il suo orientamento nello spietato mondo di Hollywood che lo vuole come sex symbol. In genere in questo tipo di romanzi la figura “dell’amico gay” è associata alla protagonista femminile, che si trascina dietro uno stereotipo di omosessuale effeminato senza un effettivo spessore psicologico proprio che ha il solo compito di tirare fuori le emozioni della protagonista. Ecco, qui no: Oliver è una persona normale e non è caratterizzato soltanto dal suo orientamento, ma anche da molti altri dettagli che lo rendono unico, incluso il fatto di essere davvero un buon amico senza secondi fini nei confronti di Gabe. Oliver è un personaggio in grado di stare in piedi da solo e anzi, è molto attivo nel mandare avanti la trama.

Altra cosa apprezzabile è il consenso. Come ho detto, non ci sono bulletti pieni di ormoni con un passato difficile che sanno esprimersi soltanto attraverso la violenza fisica o verbale. Gabe e Chiani sono due persone adulte che come chiunque altro sul pianeta hanno avuto la loro dose di sofferenza, tra lutti e matrimoni andati male, ma non la usano come scusa per trattare male il prossimo; ciò si traduce chiaramente anche nel loro rapporto, che, per quanto travagliato e ricco di cose non dette rimane comunque sano e non supera mai determinati limiti.

Anche se devo ammetter che l’elemento che mi ha conquistata è la riflessione sulla letteratura fantastica, che si ripresenta più volte. In particolare, l’autostima di Chiani come autrice è stata lentamente distrutta dal suo ex marito, considerato invece un romanziere autorevole. Lei stessa arriva a credere i non poter vivere scrivendo “niente di serio con streghe e folletti”. Eppure, diversi dei punti chiave del romanzo ruotano attorno al fantasy, sia per quanto riguarda la conoscenza intima e profonda tra i due protagonisti, sia per i luoghi chiave della loro storia: aver citato Ursula K. Le Guin per me è un punto extra.

Arriviamo alle ore dolenti (non avrete pensato che per me andasse tutto bene, vero?), per me il problema di Strano che tu me lo chieda è la sua struttura: l’alternarsi di passato, presente e articoli di giornale o recensioni vari a mio avviso non è molto funzionale, perché in questo modo il contenuto viene ripetuto più volte. Ogni episodio, infatti, viene raccontato almeno due volte, una nel passato e letteralmente qualche pagina dopo come flashback del presente. Questo porta due problemi: da un lato la storia è ridondante, dall’altro c’è meno spazio per l’approfondimento psicologico dei personaggi principali e pochissimo spazio per i secondari (in effetti l’unico personaggio secondario approfondito è Oliver, gli altri sono più che altro delle comparse).  Trovo che questa struttura non abbia valorizzato il contenuto al cento percento, un banale racconto lineare dall’inizio alla fine lo avrebbe reso più snello e non si sarebbe fatto autospoiler, anzi, avrebbe disseminato indizi qua e là che solo a posteriori si sarebbero rivelati importanti. Alcune storie non hanno bisogno di essere complicate, vanno raccontate e basta.

Nel complesso, Strano che tu me lo chieda mi è piaciuto, gli manca solo quel mezzo giro in più per essere un vero gioiellino.

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