- Titolo: La Maledizione del vero Amore
- Titolo originale A Curse for true Love
- Autrice: Stephanie Garber
- Traduttrice: Maria Concetta Scotto di Santillo
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 9788817186612
- Casa editrice: Rizzoli
Tanto per iniziare devo dire che complessivamente il libro è piacevole, ma ho avuto la sensazione per tutto il tempo che mancasse qualcosa: non ci sono alti e non ci sono bassi, così come purtroppo latinano anche i colpi di scena. Un po’ come con la trilogia precedente dedicata alle sorelle Dragna, Garber scrive un libro di apertura stratosferico e si perde un po’ per strada, perché le premesse di C’era una volta un Cuore spezzato erano diverse rispetto a quelle di quest’ultimo libro, che infatti si presenta praticamente come un romance puro, quando il primo era molto vicino all’essere un mistery. C’era una volta un Cuore spezzato conteneva delle scene che mi avevano autenticamente divertita e mi era rimasta una piacevole sensazione di leggerezza alla fine della lettura, mentre ho chiuso La Maledizione del vero Amore sentendo che l’autrice non ha risposto a tutte le domande. Non solo non ci viene mai spiegato come mai Jacks mangia mele colorate per tutto il tempo, ma addirittura si fa eclissare da Apollo, il quale subisce a sua volta un drastico cambio di personalità tra un libro e l’altro. Praticamente il romanzo è più su Evangeline e Apollo, che su lei e Jacks, che nuovamente, anche in questa trilogia, meritava di meglio.
A mio avviso, inoltre, determinate porte sono state lasciate aperte perché Garber possa scrivere un’altra trilogia su altri personaggi, ampliando ulteriormente il mondo di Caraval esattamente come ha fatto con questa serie. Tuttavia, molti personaggi secondari restano macchiettistici per quanto dovrebbero essere centrali nella trama, dato che vengono nominati da ormai tre libri e dipinti come in grado di aggiustare tutto. Ho come il sentore che l’autrice a un certo punto non sapesse più quali spiegazioni dare, per cui abbia trascinato l’intero libro verso un finale confusionario.
Insomma, so di averne parlato in termini tendenzialmente negativi, ma complessivamente resta un libro gradevole con dei personaggi a cui ci si affeziona, per quanto non all’altezza dell’inizio della saga. Resta un po’ l’amaro in bocca per quello che avrebbe potuto essere, perché la penna di Stephanie Garber è capace di grande creatività, per cui leggerò sicuramente anche i suoi prossimi libri, nella speranza che scriva qualche autonconclusivo bello quanto i primi volumi delle sue trilogie prima che si perdano per strada.
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