mercoledì 17 luglio 2024

Il Famiglio

  • Titolo: Il Famiglio
  • Titolo originale: The Familiar
  • Autrice: Leigh Bardugo
  • Traduttrice: Roberta Verde
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804787204
  • Casa editrice: Mondadori
Trama


In una Madrid diventata da poco capitale del Regno e pervasa dalla furia controriformistica dell'Inquisizione, la giovane Luzia Cotado, conversa orfana di entrambi i genitori, cerca di sopravvivere come meglio può, nascondendo a tutti le sue origini e, soprattutto, la sua capacità di compiere milagritos, piccole magie. Un giorno, però, la signora della casa presso la quale presta servizio si accorge del suo dono e di lì in poi la obbliga a farne sfoggio davanti ai suoi ospiti, nel patetico e disperato tentativo di migliorare la posizione sociale della sua famiglia ormai decaduta. Ma quello che inizia come un semplice divertimento per nobili fiacchi e annoiati prende ben presto una piega pericolosa perché Luzia attira l'attenzione di Antonio Pérez, ex segretario ora in disgrazia di Filippo II. Per riconquistare il favore del re, ancora provato dalla sconfitta della sua armada, Pérez decide di indire un torneo per trovare un campione che diventi l'arma decisiva nella guerra estenuante contro la regina eretica d'Inghilterra. Determinata a cogliere l'unica possibilità che la vita sembra volerle offrire per migliorare la sua condizione, Luzia si immerge in un mondo popolato da veggenti e alchimisti, bambine sante e imbroglioni, dove i confini tra magia, scienza e inganno sono tanto labili quanto incerti. Con il crescere della sua notorietà, però, aumenta di pari passo il rischio che i suoi segreti vengano scoperti. Per non finire nella morsa dell'Inquisizione, la giovane conversa dovrà quindi agire d'astuzia, accettando persino l'aiuto di un uomo misterioso temuto da tutti, Guillén Santángel, a sua volta custode di verità che potrebbero rivelarsi letali per entrambi. Nel "Famiglio", Leigh Bardugo tesse una narrazione dove al racconto storico si intrecciano il realismo magico e una storia d'amore emozionante.

Recensione e commento 

Se date un’occhiata su questo blog scoprirete che per Leigh Bardugo ho scritto le recensioni più entusiastiche e quelle più avvelenate. È un’autrice che stimo tantissimo come persona (non senza una certa dose di bias di proiezione da parte mia) ma che come scrittrice ha saputo deludermi varie volte.

In questo scenario dicotomico, dove si colloca Il Famiglio? Quando ho iniziato la lettura, assieme a Rossella e Giorgia, siamo state subito concordi che con pochissime parole Bardugo fosse riuscita a catapultarci nella Spagna del Seicento, ho trovato la sua prosa veramente magistrale, con un grande dono della sintesi e che per questo motivo non aveva bisogno di dilungarsi in descrizioni e digressioni prolisse per evocare immagini chiarissime. Un’altra cosa che ho notato immediatamente è stato l’uso della focalizzazione interna mobile con narratore onnisciente, sintomo di una penna ormai matura che non ha bisogno di scrivere attraverso i tanto in voga capitoli dal punto di vista di una o l’altro per farci sapere cosa provano.

Eppure, più andavamo avanti con la lettura e più ci sembrava puramente un esercizio di maniera, perché la trama in sé non valeva la pena: la storia della ragazza dall’aspetto ordinario con poteri straordinari che vuole di più dalla vita e che viene notata da un essere immortale Bardugo l’ha già scritta. E allo stesso modo di questo libro, anche la serie del Grishaverse parla delle persecuzioni degli Ebrei in Europa. Per cui capirete che più andavo avanti più mi sembrava un autoplagio e perdevo interesse*. Infatti, per quanto la prosa sia complessa e adatta a un publico adulto, la trama è degna del più trito degli young adult perché lo studio è limitato all’epoca storica e non si estende a intreccio e personaggi. I buchi di trama sono tantissimi e sono tutti finalizzati a fare in modo che l’interesse amoroso possa arrivare a compimento (anche se personalmente non ho sentito nessuna chimica tra la protagonista e il suo love interest). 

Se devo citarne alcuni, mi viene in mente per esempio che Luzia lavora per una famiglia di nobili che però non sono sufficientemente abbienti da avere una servitù assortita, possono permettersi solo una cuoca mediocre e una sguattera (Luzia, appunto), la quale dice di non potersene andare. In tutto il romanzo non mi era chiaro perché non potesse, non veniva dato un motivo credibile: se voleva guadagnare di più perché non cercare un altro lavoro presso un’altra famiglia? Inoltre, Luzia ha dei poteri magici che le consentono di fare varie cose, fra cui moltiplicare gli oggetti. Non è in grado di moltiplicare denaro o pietre preziose, ma allora perché non moltiplicare cose come, che ne so, pomodori e venderli per ricavare più soldi? Perché utilizzare questo potere solo per gli altri e non per sé stessa, dato che veniva detto costantemente che volesse di più dalla vita che morire di fatica per il lavoro? Mi è sembrato che si tentasse costantemente di farla sembrare più miserabile di quanto fosse necessario solo perché farla partire da una condizione di estremo svantaggio ci avrebbe fatto tifare di più per lei, ma per quanto mi riguarda non è successo proprio perché non trovavo mai credibile quello che diceva. 

In più, siamo nell’epoca d’oro dell’Inquisizione Spagnola, quindi un momento di grande paura per persone come la nostra Luzia (e non solo, dato che agli inquisitori bastava una scusa qualsiasi per perseguitare chiunque gli facesse comodo), che non solo ha dei poteri magici, ma è anche una giudaizzante. Ebbene, in questo clima in cui dovrebbe regnare il terrore di essere scoperta, Luzia usa i suoi poteri per qualsiasi cosa, anche per alleggerire un secchio pieno o rammendare un vestito, moltiplicando sempre di più il rischio di essere scoperta e una volta che questo avviene, si scopre che esiste un torneo che è fondamentalmente una gara di magia che però deve essere mascherata da miracolo cristiano . Insomma, indicono una gara di stregoneria durante il periodo dell’Inquisizione e più leggevo più mi sembrava tutto tirato per i capelli. 

Anche la questione dei poteri è trattata in base a come fa comodo nella situazione, perché talvolta viene detto che Luzia è potente potentissima, ma poi a volte non riesce a scappare da una prigione da sola e aspetta che arrivi il principino a salvarla, talvolta riesce a riportare in vita le persone dalla cenere. Non ha un potere raccontato in modo organico e coerente, è tutto sempre funzionale a cosa fa comodo per l’interesse amoroso e a quello si sacrifica tutta la verosimiglianza. 

Il finale è solo l’ultima in ordine cronologico delle cose che non hanno senso. Non vi faccio spoiler nel dettaglio, vi dico solo che il sistema magico ci ha spiegato delle cose che però qui non hanno riscontro e non c’è stato uno scioglimento che invece avrebbe dovuto esserci. 

In conclusione, non sentivo l’esigenza di questo libro di Bardugo, manca totalmente il ritmo e manca proprio un movente narrativo credibile. L’autrice ha fatto il compitino. Un vero peccato che non avesse una storia adatta alla prosa con cui l’ha raccontata e temo che ormai non sia più vero che di suo leggerei anche la lista della spesa.

 *"Grisha" è uno slur in russo per le persone ebree e tutta la serie del Grishaverse è una riscrittura in chiave fantasy delle persecuzioni nell’Europa dell’Est e in quella continentale.

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