- Titolo: Krithi K.
- Autrice: Silvia Benedetta Piccoli
- Lingua originale: italiano
- Codice ISBN: 9788855421317
- Casa editrice: Delrai
Durante una notte di tempesta, Alba scompare. Anche se ha l'aspetto di un'angelica ragazzina, cela un segreto; un segreto di cui nemmeno la sua famiglia è al corrente. Lei è diversa, lo sente dall'odore. Tra improbabili detective in giro per la Francia, scienziati di dubbia moralità, scoperte incredibili, in una lotta tra il bene e il male nel nome della scienza, c’è una sola risposta da trovare: E se la presunta ragione degli esseri umani conducesse a vie più terrificanti dell'istinto? Età di lettura: da 10 anni.
Recensione e commento
Krithi K. è un romanzo che ho letto un po’ per caso, ma che comunque è stato una gradevole sorpresa. Quando Delrai mi ha offerto la copia digitale per questa collaborazione ho subito pensato che facesse al caso mio sia per gli argomenti trattati, sia perché mi consentiva di andare avanti nel mio progetto di leggere più penne italiane.
Ma andiamo con ordine, comincio col dire che la parte che ho preferito di questo fantascientifico è quella iniziale perché è quella che mi ha suscitato il maggior numero di riflessioni. Nel primo terzo del libro ci troviamo in Francia, in un laboratorio in cui vengono svolti esperimenti da un’équipe di cui fa parte anche Krithi, una scienziata emigrata dall’India che ha quindi una visione del mondo molto diversa rispetto a quella in cui si trova immersa in Europa. In particolare, si pone molti dubbi sul trattamento degli animali nella scienza, sul concetto di specismo e sul modo corretto di fare le cose. Krithi è stata a mani basse la protagonista che ho preferito perché ho davvero sentito le sue emozioni, l’ho trovata estremamente ben caratterizzata e credibile nel suo sentirsi spaesata. È una scienziata che per quanto possa avere grande fiducia nei protocolli, spesso si farebbe trascinare dall’emotività perché fatica a tenere distinte la sua coscienza individuale dall’analisi critica distaccata. È la protagonista che si pone i problemi in materia di gerarchia delle specie sul nostro pianeta e che non capisce perché tutto ciò che è considerato “altro” da noi umani possa essere considerato inferiore. Non essendo lei occidentale, il suo sguardo è utile per mostrarci come la scienza non sia né neutra né priva di condizionamenti sociali e come moltissimi altri ambienti in cui esistono gerarchie è dominata dal pensiero bianco.
Loro sono Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, premio Nobel per la chimica del 2020 per aver sviluppato la tecnica di editing genetico CRISPR |
Diverso è il discorso per la parte finale, che mi ha convinta meno. Le conclusioni che vengono tratte sono spesso troppo pseudoscientifiche. Chiariamoci, trovo accettabile, e anzi giustissimo, che si usi la letteratura per mandare un messaggio, qualsiasi esso sia, ma mi fa sempre storcere il naso quando vedo la scienza piegata per giustificare delle convinzioni personali, per quanto legittime. Volendo stare sul generico, non ho apprezzato molto la presenza di uno scienziato pazzo che agisce in modo abbastanza indipendente e che vuole modificare il DNA di varie creature per dei motivi un po’ nebulosi. Tutta la parte della modificazione del genoma mi è sembrata troppo tirata per i capelli e un po’ disinformata. Non intendo dire questo in modo offensivo, solo che mi è riuscito difficile mantenere la sospensione di incredulità quando si trattava l’argomento perché mi lasciava perplessa vedere quanto rispetto al mondo contemporaneo certe conclusioni fossero arretrate: spesso la fantascienza serve perché l’immaginazione anticipi il mondo reale, ma in questo caso il mondo reale è già molto più avanti rispetto a quello narrativo. Senza voler entrare troppo sul tecnico, dato che comprendo che la finzione non debba essere scientificamente accurata al cento percento, proprio perché la narrativa non è saggistica e l’inventiva deve avere il suo giusto spazio, qui l’impressione era quella di voler affermare contemporaneamente due concetti che si contraddicono a vicenda. Bellissimo il messaggio antispecista, l’interrogarsi sulla presunta neutralità della scienza, ma è contraddittorio poi demonizzare il progresso che consente nella pratica l’antispecismo. Se il batterio dell’escherichia coli non fosse stato modificato geneticamente affinché producesse insulina identica a quella umana, dovremmo ancora estrarla dal pancreas degli animali, con tutto ciò che questa pratica comporterebbe. E se il meno indispensabile acido ialuronico non venisse sintetizzato in laboratorio, allora dovremmo ancora estrarlo dalle creste di gallo. Per moltissime specie il progresso nelle biotecnologie ha significato salvezza da morte atroce (detto questo, lungi da me affermare che gli ambienti accademico e farmaceutico siano degli Eden senza peccato, ma a ciascuno il suo). Il messaggio di fondo che non si debba giocare a fare Dio mi è parso stridente semplicemente perché è dalla notte dei tempi che l’umanità modifica il mondo intorno a sé e ogni singola cosa che esiste ed è possibile che esista nell’universo è naturale, inclusa la nostra capacità di influenzare il mondo che ci circonda.
A parte questo, che è l’aspetto che ho trovato dissonante, ho trovato significativa il punto di vista di Mira, una bambina che considera Alba sua sorella, incondizionatamente dal fatto che sia adottata, abbia i canini retrattili e gli istinti di una tigre. Per me è stato il modo più efficace di fare passare il messaggio, perché attraverso gli occhi di una persona giovane e ancora priva di sovrastrutture dovute alle convenzioni sociali è molto più semplice trovare i punti in comune invece delle differenze che ci dividono. La semplicità del suo amore per la sorella, la linearità con cui pensa a lei alla fine è il vero cuore del messaggio.
In conclusione, Krithi K. ha l’enorme pregio di essere un romanzo che si presta al dibattito. Si vede che è un libro che è andato in stampa solo dopo tantissimo lavoro: la prosa cesellata e lo stile raffinato fanno capire benissimo che non si tratta di un libro andato in stampa senza un editing attento e una costante limatura da parte dell’autrice.
Fonti
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