mercoledì 25 settembre 2024

Starling House

  • Titolo: Starling House
  • Titolo originale: Starling House
  • Autrice: Alix Harrow
  • Traduttrici: Alice Casarini & Barbara Ronca
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 978880475799
  • Casa editrice: Mondadori
Trama

Rimasta orfana, Opal ha lasciato la scuola e ora lavora come commessa part time, sperando di guadagnare abbastanza per garantire al fratello Jasper una vita migliore. Una vita lontano da Eden, nel Kentucky, un luogo celebre solo per due cose: la sua sfortuna e la scrittrice E. Starling, autrice del romanzo Il Sottomondo, misteriosamente scomparsa cent'anni prima lasciando dietro di sé solo chiacchiere e un'antica dimora nascosta tra gli alberi. Tutti concordano su un fatto: meglio ignorare quella casa e il suo bizzarro, misantropo proprietario, Arthur Starling. Quasi tutti, a dire il vero. Perché Opal è ossessionata da Il Sottomondo fin da bambina. E così, quando si presenta l'occasione di entrare a Starling House - e di guadagnare qualche soldo extra per il "fondo Jasper" -, non sa resistere. Ma ci sono forze sinistre che scavano sempre più nei segreti sepolti tra quelle mura, e anche gli incubi di Arthur sono diventati fin troppo reali. Mentre Eden stessa sembra sprofondare tra i propri fantasmi, Opal capisce che potrebbe avere un buon motivo per restare in città. Perché adesso è giunta l'ora di lottare.


Recensione e commento

Starling House ha un sacco di difetti, non ha una grande trama e tecnicamente parlando è il romanzo più debole di Alix E. Harrow. E l’ho amato completamente.

Ma andiamo con ordine. La protagonista è Opal, per una volta non una ragazza adolescente bella impossibile ma con gli specchi di legno, anzi, Opal è una donna di 26 anni con i denti marci, il mento troppo appuntito e il suo aspetto esteriore nella media è uno dei motivi per i quali è automatico provare empatia per lei. Allo stesso tempo, Alix Harrow, da buona insegnante di Storia, è bravissima a cristallizzare i problemi di una generazione nel suo contesto: in Le Diecimila Porte di January si trattava dei problemi di passaggio tra un’epoca e un’altra, in Le Streghe in Eterno di capitalismo, lotta di classe e di genere. Qui abbiamo i problemi dei cosiddetti “millennial”, un’intera generazione senza prospettive sul lungo termine, senza stabilità e senza futuro, che riesce a malapena a sbarcare il lunario con dei lavori sottopagati, che ha smesso di avere dei sogni perché non ha la possibilità di realizzarli, così come non ha un posto da poter realmente chiamare casa, perché non esiste un luogo da sentire totalmente proprio. Una generazione che deve preoccuparsi di quello che è necessario, mai di quello che vuole, perché quelle precedenti hanno divorato tutto, sacrificato il futuro di chi sarebbe venuto dopo per il proprio tornaconto personale e per accumulare una ricchezza che oggi segna un enorme divario tra ricchi e poveri, avvelenando il mondo senza farsi troppi scrupoli. Harrow non ha risparmiato critiche al capitalismo, elemento che è particolarmente apprezzabile da parte di un’autrice americana. Insomma, Starling House ha toccato dei tasti abbastanza dolenti della mia anima e lo ha fatto spietatamente, senza fare sconti. 

Il problema di Opal non è comprendere se il bel tenebroso di turno ricambi i suoi sentimenti o meno, ma trovare un modo per finanziare i costosi studi di suo fratello minore. I suoi denti marci sono il sintomo di un Paese (gli Stati Uniti) in cui non ci si può permettere nemmeno di avere delle cure mediche decenti, in cui tutto deve passare in secondo piano per poter a mala pena stare a galla. Da qui iniziano i passaggi simbolici e metaforici ai quali Alix Harrow ci ha abituate, perché il sogno di un posto da chiamare casa diventa vero e proprio viaggio onirico quasi ossessivo, così come il tenersi a galla nella vita prende un significato letterale quando Opal ci racconta dell’incidente stradale in cui è finita nel fiume, quando è quasi morta. Ci sono anche altre stratificazioni di significato attraverso il consueto uso dei simboli dell’autrice (ci sono piante rampicanti note per aggrapparsi a qualsiasi cosa e per la loro tenacia, uccelli famosi per la loro capacità di adattamento, ma non starò qui a tediarvi, voi ci vedrete quello che vorrete).

E poi c’è la casa in sé. Un organismo vivo, che cambia forma, in grado di attrarre a sé la persona designata a diventarne guardiana e che in qualche modo porta i segni delle generazioni precedenti che l’hanno resa ciò che è, nel bene e nel male. È intuibile da titolo che il nucleo della narrazione sarà proprio lei. È il simbolo del passato che ci influenza e che si manifesta fisicamente nel presente con degli effetti a catena, con i suoi fantasmi e demoni. Un po’ come ne Il Giardino Segreto, anche qui il prendersi cura della casa è indice dell’inizio di un processo di guarigione interiore, ma che al tempo stesso contiene le stesse cose che consumano un’anima dall’interno.

Insomma, mi conoscete, datemi una catabasi e sono perdutamente vostra (semicit). Infatti, sul finale è necessario scendere fino alle fondamenta della casa, più in profondità possibile, per fare pace con il proprio passato, ma anche con quello delle proprie antenate, perdonare noi stesse e loro, perché anche le loro azioni ci hanno rese chi siamo per via di come ci hanno lasciato il mondo. Serve una guarigione completa dal trauma generazionale, un dolore che, quasi come i geni, viene tramandato alla propria stirpe. Alla fine, dentro ognuna di noi, alla base di qualsiasi azione, c’è solo una ragazzina ferita, fraintesa, che vuole solo un po’ di comprensione, vuole solo giustizia, per poter guarire e smettere di ferire a propria volta, cessando di avvelenare tutto. Nessuna di noi è una sola cosa: non siamo solo vittime e non siamo solo carnefici, una cosa può amalgamarsi nell’altra e ognuna di noi sta combattendo contro qualcosa che non è visibile dall’esterno.

Emotivamente è un romanzo che ho trovato ineccepibile, però per deontologia mi sembra giusto dirvi
anche i difetti. Per quanto il suo incipit e il tema centrale mi abbiano ricordato il mio adoratissimo Il Mare senza Stelle, Starling House ha dei problemini di struttura: tanto per cominciare c’è un’alternanza di due pov che ho trovato poco sensata. I capitoli da parte di Opal sono in prima persona singolare, quelli da parte di Arthur sono in terza persona e sono molto saltuari. Ho trovato questa divisione poco funzionale e non molto efficace. Inoltre, in alcune parti del libro ci sono delle note a piè di pagina, un po’ come in Le Diecimila Porte di January, che però si diradano via via e da un certo punto del libro in poi sono totalmente assenti. La parte fantasy, poi, appare solo dalla seconda metà del romanzo in poi, mentre per tutta la prima metà viene solo fatta intuire. Non sono sicura che questo sia un oggettivo difetto, ma di sicuro vi servirà per decidere se buttarvi su questa lettura, che potrebbe non fare al caso vostro in un periodo in cui avete voglia di un sistema magico caratterizzato e complesso.

A conti fatti, penso che questa volta Harrow abbia voluto concentrarsi maggiormente sulla sfera emotiva e scrivere un libro meno cervellotico e tecnico. Starling House è un libro che vi comprenderà e nonostante questo vi prenderà a calci, mi ha emozionata tantissimo ed è uno dei pochissimi romanzi a essere riuscito a farmi dimenticare di pensare troppo. 

1 commento:

  1. bellissima recensione, come sempre. ho già preso il libro, spero di poterlo leggere presto perché mi sento incredibilmente affine a opal (e a te, so che quando parli bene di un libro poi mi piacerà) ❤️

    RispondiElimina

Starling House

Titolo: Starling House Titolo originale: Starling House Autrice: Alix Harrow Traduttrici: Alice Casarini & Barbara Ronca Lingua original...