- Titolo: Il Mondo della Foresta
- Titolo originale: The Word for the World is Forest
- Autrice: Ursula K. Le Guin
- Traduttore: Riccardo Valla
- Codice ISBN: 9788804757467
- Casa editrice: Mondadori
Trama
Recensione e commento
I temi di ambientalismo e diversità sono quanto mai presenti in Il Mondo della Foresta, al punto che sono arrivata a capire che non era lei avanti sui tempi, ma noi estremamente in ritardo. Infatti, in questo romanzo, lei stessa ammette di non aver resistito alla tentazione del pulpito e di farci la morale, per una volta, e, senza mai sfociare nella banalità, ci racconta di un mondo in cui non puoi mangiare i tuoi soldi, una volta che hai bruciato tutti gli alberi e inquinato tutte le acque. Questo romanzo scritto e pubblicato in piena guerra del Vietnam ha sicuramente delle similitudini con la realtà, primo fra tutti l’uso del napalm, la forte presenza della foresta sia come tratto culturale che come elemento strategico in guerra, e di un popolo che in essa riesce a nascondersi al punto da considerarla il mondo intero.
Ci viene mostrato come gli umani si concentrino sempre e solo sulle differenze e mai sulle cose in comune, infatti, come spesso accade nella fantascienza di Le Guin, abbiamo esseri umani che sono stati impiantati sui vari pianeti e lì hanno seguito percorsi evolutivi diversi, ma sono sempre la stessa cosa, anche se adattata a una natura diversa. In questo contesto, l’autrice ci mostra le sfaccettature del razzismo, le sue ipocrisie e i suoi bias, perché i nativi vengono considerati umani o non umani a seconda di ciò che fa comodo all’oppressore: quando si tratta di farli lavorare come asini da soma allora sono facilmente identificabili come animali, ma quando c’è da violentare le donne allora sono abbastanza umane da andare bene. Allo stesso tempo, mentre tutto ciò che viene commesso in prima persona viene considerato legittimo, sacrosanto o quantomeno giustificabile, il pensiero che possa accedere qualcosa di simile a parti inverse diventa insopportabile e disgustoso. Al rapporto tra le due fazioni presenti nel romanzo viene attribuita moltissima della retorica ancora oggi presente nella dialettica razzista, soprattutto per quanto riguarda la cultura e le differenze fisionomiche che nulla hanno a che fare con il pensiero o le capacità.
Sono 160 pagine davvero pregne e personalmente la cosa che amo di più di Le Guin è che non si perda in chiacchiere, perché riesce sempre a delineare anche in un solo paio di battute di un discorso diretto tutto quello che ci serve estrapolare per farci un pensiero nostro. Ed è infatti in questo modo che ci viene raccontato dell’inadeguatezza della politica, perché i politici dei vari enti internazionali e interplanetari sono lì a parlarsi tra di loro, a chiedere tregue, a dire che devono parlare prima con i loro superiori, ma nessuno si prende la briga di trattare con la popolazione locale o di fare a lei delle promesse.
Anche i personaggi sono altrettanto complessi per quanto delineati in pochissimo spazio, solo uno di loro è completamente malvagio, mentre gli altri sono umani e quindi un mix di bontà e cattiveria. Persino il personaggio più positivo è inconsapevolmente sessista, non perché intenda esserlo, quanto perché è nato e cresciuto immerso in quel tipo di società e questo è chiaro dalle cose che dice in merito al suo rapporto con le donne.
Non sono sicura di essere stata sufficientemente convincente, ma non credo che Le Guin abbia bisogno di troppe presentazioni. Non ho mai letto un suo libro pensando “Questo lo ha scritto perché aveva la rata del mutuo”, anzi, ogni sua parola, ogni sua frase è sempre necessaria e la vivo come un arricchimento. Il Mondo della Foresta non fa eccezione, è un libro efficace e all’avanguardia che dovremmo recuperare tuttɜ per sapere quanto tempo abbiamo avuto per cambiare le cose e invece non lo abbiamo fatto.
In 160 pagine è riuscita a criticare l’invasione del Vietnam, la scarsa attenzione verso l’ambiente sia dell’opinione pubblica, sia della politica, che resta indifferente anche davanti ai genocidi. Se dopo cinquant’anni dalla prima pubblicazione non è cambiato nulla allora temo che non fosse lei a essere troppo avanti ma noi troppo indietro.
Questo ce l'ho in wishlist da anni, devo decidermi a prenderlo. Tu come al solito fai venire voglia di leggerlo IMMEDIATAMENTE
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