Ciao, bellezze! La recensione di oggi riguarda un romanzo che ho letto grazie alla mia amica Bea, che ha organizzato l’evento, e alla casa editrice che mi ha gentilmente fornito il libro per la lettura in anteprima. Bando alle ciance.
- Titolo: The Upper World
- Titolo originale: The Upper World
- Autore: Femi Fadugba
- Traduttrice: Roberta Verde
- Codice ISBN: 978-8804734789
- Casa editrice: Mondadori
Due adolescenti, una generazione di distanza, due vite destinate a collidere nel corso (e al di fuori) del tempo. Oggi. Esso, quindici anni, ha un dono: riesce a essere sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. E questa sua straordinaria capacità lo ha proiettato nel bel mezzo di uno scontro tra due gang rivali della periferia londinese. Tutto ciò che desidera è arrivare sano e salvo al weekend. Ma un colpo alla testa ricevuto durante un incidente lo fa accedere a un luogo al di fuori del tempo e dello spazio dove riesce a scorgere frammenti del suo passato e del suo futuro. Se ciò che ha visto si avvererà, non ci sarà scampo per lui e per i suoi amici, a meno che non riesca, prima o poi, a cambiare il corso della storia grazie all'aiuto di una persona. Il problema (non da poco) è che quella persona non è ancora nata… Domani. Rhia, orfana quindicenne, non fa che tormentarsi con continue domande sul proprio passato. E tutto si aspetterebbe tranne che le risposte siano custodite proprio dal suo nuovo tutor di fisica. Il professor Esso, però, non è capitato nella sua vita per caso, solo per assicurarsi che lei faccia correttamente i compiti. L'uomo in realtà ha bisogno del suo aiuto per porre rimedio a una tragedia avvenuta quindici anni prima. E forse proprio lui, che sembra essere la chiave per comprendere il passato di Rhia, sarà fondamentale per avere un futuro per cui vale la pena lottare.
Recensione e commento
Ho diverse cose da dire su The Upper World, un romanzo che presenta elementi di assoluto pregio assieme ad alcune ingenuità dovute all’inesperienza dell’autore come romanziere.
L’autore |
La fisica e, più in generale, la conoscenza che Fadugba vuole inserire nella trama hanno chiaramente dei risvolti sulla caratterizzazione dei personaggi: se ha senso che Esso, essendo un professore, si districhi con maestria fra le leggi della fisica teorica (ho il sospetto che la sua sia in realtà la voce dell’autore…), dall’altro ò un po’ forzato che alcuni adolescenti mostrino la stessa conoscenza dopo uno studio scolastico. I personaggi stessi presentano luci e ombre, perché è senza dubbio interessante che non siano i classici stereotipi (il giocatore di basket, la spalla comica…), dall’altra sono a tratti un po’ bidimensionali, e rischiano, nonostante le situazioni a rischio che vivono nella periferia disagiata, di fidarsi troppo spesso della prima persona che fornisce loro delle informazioni non verificate, o di non porsi delle domande quando dovrebbero, perché per fini di trama serve che non si chiedano troppe cose o che lo facciano solo più avanti. Nella storia, poi, è presente anche un personaggio disabile e, per quanto la sua rappresentazione non sia problematica, perché non è costellata di pietismo (clicca qui per leggere la recensione di un libro con rappresentazione problematica della disabilità), ma ci si dimentica con troppa facilità che lo è, perché non viene mai mostrata in azione. La sua cecità viene nominata solo in due occasioni, ma chi legge non ha l’occasione di farne esperienza attraverso la percezione del personaggio, un vero peccato.
Tutto questo, nell’insieme, da un po’ un effetto di ingenuità nella stesura del romanzo, che ha delle buone idee, ma la trama va solo verso lidi già esplorati dalla fantascienza, sebbene si sentisse il bisogno di un romanzo di questo tipo che mostrasse un intero cast di personaggi afroamericani, in cui è il bianco a dare nell’occhio. Le guerre tra gang vengono raccontate, ma in maniera molto edulcorata e il messaggio finale di accettazione del passato per poter vivere un futuro migliore, assumendosi le proprie responsabilità in un contesto che minaccia di trascinarti più in basso possibile, può apparire retorico senza il viaggio interiore che i personaggi svolgono per arrivarci.
The Upper World è nel complesso un romanzo piacevole e scorrevole, adatto alle persone appassionate di scienza, ma che potrebbe annoiare chi invece non la sopporta. Il finale è chiuso, ma lascia comunque spazio per un seguito che sono molto curiosa di leggere.
Peccato per quella poca attenzione per i particolari altrimenti sembrerebbe una lettura a tutto tondo
RispondiEliminaQuasi quasi aggiungo in wishlist
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