martedì 10 gennaio 2023

Hell Bent

  • Titolo: Hell Bent - Portale per l’Inferno
  • Titolo originale: Hell Bent
  • Autrice: Leigh Bardugo
  • Traduttrice: Roberta Verde
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788804770428
  • Casa editrice: Mondadori

Trama


Trovare un portale per il mondo sotterraneo e rubare un'anima dall'inferno. Un piano semplice, se non fosse che le persone che compiono questo particolare viaggio raramente tornano indietro. Ma Galaxy "Alex" Stern è determinata a liberare Darlington, anche se questo le costerà il futuro alla Lethe e a Yale. Impossibilitate a tentare un salvataggio perché non possono accedere alle risorse della Nona Casa, Alex e Pamela Dawes, l'assistente di ricerca, mettono quindi insieme una squadra di dubbi alleati per salvare il "gentiluomo della Lethe". Insieme, dovranno navigare in un labirinto di testi arcani e artefatti bizzarri per scoprire i segreti più gelosamente custoditi dalla società, infrangendo ogni regola. Ma quando i membri della facoltà iniziano a morire, Alex sa che non si tratta di semplici incidenti. Qualcosa di letale è all'opera a New Haven e, se vuole sopravvivere, dovrà fare i conti con i fantasmi del suo passato e con l'oscurità insita nelle mura dell'università. Denso di storia e ricco di colpi di scena nello stile di Bardugo, Hell Bent dà vita a un mondo intricato e indimenticabile, pieno di magia, violenza e mostri fin troppo reali.


Recensione e commento

Hell Bent è un romanzo che attendevo con ansia e temevo di leggere al tempo stesso: dopo il passo falso dell’ultima dilogia del Grishaverse temevo che Bardugo si fosse persa e avesse finito gli argomenti da trattare con profondità. Sono contenta di essere stata smentita. Ho amato questo libro ed è all’altezza del primo volume, La Nona Casa.
Hell Bent è praticamente identico al suo predecessore per struttura narrativa, ma non dovendo presentare i
personaggi, né spiegare l’ambientazione o le regole del sistema magico, la storia parte direttamente dalle vicende e dai problemi da affrontare. La narrazione, quindi, è più veloce rispetto a La Nona casa, ma non a precipizio per i primi due terzi del romanzo, perché Bardugo sta comunque tirando le fila di una storia che mi ero illusa di aver compreso dove volesse andare a parare, per poi prendere una sterzata totalmente inaspettata e insospettabile, in cui i pezzi del puzzle vanno insieme solo nell’ultimo quarto, esattamente come nel primo libro. Dato che non ci sono troppe spiegazioni da dare, la voce narrante può concentrarsi sull’approfondimento psicologico dei personaggi, non sono Alex, ma anche Dawes (mi perdonerete, ma la mia maestra alle elementari mi ha insegnato che non si mette mai l’articolo davanti ai nomi propri e non voglio deluderla) e Turner. La prima si dimostra una donna chiusa in sé stessa ma con un nucleo morale intatto, pronta a combattere per le persone che ama e per i propri princìpi, forse con paura, ma mai facendosi vincere da essa. Turner è un personaggio che potrebbe esserci venuto un po’ a noia in La Nona Casa, mentre qui si dimostra ambizioso, con un codice etico personale non sempre socialmente accettabile, ma comunque anche lui sempre disposto ad andare fino all’inferno e ritorno per le persone che pensa se lo meritino. Questa è la chiave di lettura che personalmente ho dato al coniglio in copertina: un animale fragile, talmente pavido che muore di infarto per la paura e che rappresenta i nostri punti deboli, ma al tempo stesso anche ciò che sembra e in realtà non è, la superficie che ci viene mostrata. 

Alex, dal canto suo, è psicologicamente trasfigurata dopo il finale di La Nona Casa, ma non ha ancora fatto pace con tutto quello che è successo nella sua vita, ha ancora i fantasmi del passato che le fanno visita, non solo perché non li ha affrontati, ma soprattutto perché non li ha accettati e quindi seguitela in questa catabasi dentro sé stessa, con la certezza che Alex è quasi un’antieroina, una protagonista molto lontana da quelle a cui siamo abituate. Alex vuole sopravvivere a tutti i costi, nonostante le difficoltà, il che non sempre coincide con il desiderio di fare la cosa giusta. Non poteva, quindi, esserci titolo migliore di “hell bent”, che in gergo significa proprio andare avanti nonostante le difficoltà, le conseguenze avverse e le minacce. 

Per questi motivi ho trovato molto apprezzabili le citazioni della Divina Commedia, che non si trasformano mai in plagio e hanno, anzi, un tocco del tutto personale e un rinnovato significato che si presta a varie interpretazioni. L’inferno a cui Bardugo fa riferimento è al tempo stesso luogo fisico, mentale e metaforico. Ma se Dante dice che bisogna lasciare ogni speranza prima di entrarci, Alex e la sua compagnia ci entrano proprio perché non vogliono abbandonarla e ad essa si aggrappano con le unghie e con i denti. È un luogo che ha molte entrate, perché sono vari i modi per entrare all’inferno, sono tanti i modi per condannarsi. In quest’ottica, la loro catabasi è un viaggio dentro di sé che si avvicina quasi a quello del Mare senza Stelle. Non ci sono torture peggiori di quelle che ci autoinfliggiamo e qui arriva il nuovo tema trattato dall’autrice attraverso i morti e i demoni: il passato che ci perseguita e che torna a farci visita, quando cerchiamo di andare avanti senza affrontarlo davvero. Guardarci dentro, affrontare il nostro inferno personale può distruggerci, ma potrebbe anche farci uscire a riveder le stelle. I nostri traumi del passato e le nostre fragilità, quelle che ci rifiutiamo di avere e non ammettiamo nemmeno nella nostra testa, sono esattamente le azioni che quando vengono condivise possono mostrare chi siamo e rendere possibile agli altri amarci nonostante (o in virtù) di esse. Possono costituire il motivo per il quale qualcuno compie un viaggio fino all’inferno per noi, con la sicurezza che noi faremmo lo stesso al suo posto, perché quella persona ha visto la nostra parte peggiore e noi la sua e nonostante ciò non ne abbiamo paura; e così i ruoli di Dante, Virgilio e Beatrice possono sovrapporsi, mescolarsi o scambiarsi. L’inferno di Bardugo si contrappone a quello dantesco nel suo ruolo, dato che Alex e combriccola, come Dante, ci entrato ancora in vita, perché è un luogo da cui si può uscire, anche più volte e con enorme fatica, ed è per questo che la speranza non deve essere abbandonata. Eppure, nonostante questo importante messaggio di fondo, non c’è poesia, né idealizzazione, né solennità nel modo di raccontare questo viaggio ultraterreno e psicologico, non c’è altisonanza, ma solo realismo e cinismo, solo le solite passioni umane mostrate senza filtri dal loro angolo peggiore. 

Anche qui ci sono dei parallelismi e dei dualismi, quando la voce narrante ci parla dei luoghi, mentali o fisici, degni di essere chiamati casa, che possono anche essere pieni di cadaveri, fantasmi e ricordi e che possono anche andare a fuoco o meritare di farlo. E anche qui ci sono situazioni in cui si dovrebbe lasciare andare ma non ci si persuade a farlo. 

Presentissima è l’atmosfera dark academia: qui, rispetto ad altri libri di recente pubblicazione, la conoscenza è davvero un massacro. È sangue versato, più spesso a spese altrui che proprie, potere, sporcizia e corruzione. Bardugo ha fatto chiaramente tantissime ricerche storiche, letterarie e geografiche per poter scrivere Hell Bent e si vede, perché anche da un punto di vista stilistico questo è forse il libro migliore che abbia mai scritto, con una prosa degna del contenuto che racconta e con una maestria tale da risultare senza sforzo. Unica nota dolente, personalmente ho trovato la parte thriller troppo sullo sfondo e dimenticata, per quanto alla fine del romanzo ogni pezzo vada al suo posto e formi un quadro perfetto a posteriori mi sembra comunque un microscopico difetto. 

Portal fantasy, bangasian fantasy, urban fantasy, metaromanzo, romanzo psicologico, paranormal noir: Hell Bent è un libro che trascende il genere ed è all’altezza del primo capitolo della saga, composta da quattro libri, secondo Good Reads e tre secondo una diretta Instagram della stessa Bardugo. Il finale si presta perfettamente ad agganciarsi a un terzo libro che non vedo l’ora di leggere, sperando che la qualità rimanga immutata o vada in crescendo.

Quindi non posso che rassicurarvi su questa lettura: vale la pena di leggere Hell Bent e di avere aspettative alte, perché Bardugo è tornata.

3 commenti:

  1. Come sempre adoro le analisi che fai *_* sono d'accordo con te su tutto, questo libro non mi ha delusa affatto e come te non vedo l'ora di leggere il seguito ♡

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  2. Non dovevi alzare le mie aspettative così tanto! Ora non vedo davvero l'ora di leggerlo 💜 non posso aspettare

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  3. Aspetto di riuscire a leggere questo titolo proprio perché voglio rivalutare completamente questa saga che non mi aveva convinta al 100% col primo volume

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