Ciao, bellissima gente, oggi siamo qui con una rubrica diversa dal solito, perché io e la mia amica del cuore Rossella abbiamo deciso di portarvi non una recensione, ma un’intervista alla traduttrice Leonarda Grazioso, che si è occupata della resa in italiano di Victories Greater than Death, un libro che abbiamo tanto amato e che tocca tantissimi temi diversi (tirando acqua al mio mulino, vi consiglio di recuperare questa recensione). Quindi, bando alle ciance e andiamo a leggere cosa ha da raccontarci Leonarda! Salite a bordo
Ciao, Leonarda! Ti va di parlarci un po' di te? Quando hai deciso di diventare una traduttrice? Quali lingue conosci?
L’autrice |
Ci parli un po' del processo di traduzione? Io non ne so praticamente nulla? Come avviene?
Il processo traduttivo è un po’ come la ricetta della crostata: ne esistono infinite varianti ma ognuno ha la sua, la custodisce gelosamente e la considera la migliore al mondo. Nel mio caso specifico, lascio che sia il testo che ho davanti a dettare l’approccio traduttivo di volta in volta. La teoria di solito vorrebbe che un libro venga letto per intero prima di tradurlo: e sebbene nel caso di Victories Greater than Death sia andata così – per forza di cose, visto il genere – in altri casi mi piace buttare giù una prima bozza “di pancia”, man mano che vado avanti nella lettura, immergendomi nel testo e lasciandomi stupire dagli intrecci della trama come farebbe un lettore qualunque. Ad ogni modo, qualsiasi approccio io scelga, resta sempre fondamentale la fase di revisione: l’ideale, una volta finito di tradurre tutto quanto, è lasciare riposare il testo per qualche tempo e andarlo a ripescare dopo un po’, per lavorarlo al meglio. Proprio come un panetto di pasta frolla.
Leggendo Victories greater than death ho pensato spesso a quanto la traduzione sia stata sfidante. Quali sono stati gli elementi più difficili?
La traduttrice |
Come ben sappiamo, però, nel caso di Victories Greater than Death le sfide non finivano lì: l’importanza centrale riservata in tutto il libro alle tematiche di genere ha posto una sfida non indifferente in fase di traduzione, visto che in Italia (e in italiano) la questione della scrittura inclusiva è ancora molto dibattuta. Ci sono molte proposte, molte opzioni, molti approcci… però purtroppo ad oggi non esiste un quadro normativo comunemente riconosciuto e accettato, e pertanto è stato necessario affrontare la questione in maniera diversa. Tra l’altro non bisogna sottovalutare il fatto che l’inglese, per sua natura, è molto più avvantaggiato in termini di linguaggio inclusivo rispetto all’italiano: mentre in inglese il problema principale è la scelta dei pronomi corretti – e quindi “basta” fare ricorso a pronomi gender-neutral – in italiano, invece, purtroppo, siamo molto più vincolati (dal punto di vista strettamente linguistico) da tutto ciò che sono articoli, sostantivi, aggettivi e participi passati. Le desinenze che indicano il genere, insomma. Il risultato? Per i personaggi non binari ho scelto di optare per riformulazioni che permettessero di evitare l’uso di articoli, pronomi, sostantivi e aggettivi che ne esplicitassero il genere.
Quanto è durato il processo di traduzione di Victories greater than death?
Non saprei quantificarlo con esattezza; però direi che al netto, fra traduzione e revisione, ci sono voluti circa tre mesetti. Comunque ho continuato ad apportare piccole modifiche fino al giorno stesso in cui ho consegnato.
Hai avuto modo di interfacciarti con l'autrice? Se sì ti piacerebbe parlaci di questa esperienza?In caso negativo cosa ti sarebbe piaciuto chiederle?
Il libro in italiano |
C'è un personaggio di VGTD a cui ti sei affezionata?
Yatto, a mani basse. La sua perenne gentilezza, sensibilità, intelligenza e nobiltà d’animo sono impareggiabili!
C'è chi dice che tradurre sia anche un atto di tradimento: quanto di te metti nelle tue traduzioni? Ti capita di interferire col testo o cerchi, come tradurre, di "essere invisibile"?
Eh già, il proverbiale “traduttore traditore”… è un detto famoso che, come tanti altri, inevitabilmente attinge a un fondo di verità. Quando si traduce è impossibile lasciare del tutto fuori chi siamo, da dove veniamo, quali esperienze ci hanno formati. E questo non può che trasparire, almeno in minima parte, nel linguaggio che adoperiamo e dunque anche nel nostro modo di tradurre. Possiamo cercare di essere quanto più “imparziali” possibile, ma non lo saremo mai del tutto. E già che siamo approdate su questo punto, ci tengo molto a dire una cosa: nell’immaginario collettivo, il bravo traduttore è… quello invisibile. Però, se volessimo esprimere questo concetto in termini più corretti, dovremmo dire “quello il cui intervento non si fa notare”. Questo perché la questione dell’invisibilità è innegabilmente croce e delizia di ogni traduttore e traduttrice: se da una parte è una bella metafora, visto che rimanda alla naturalezza e scorrevolezza della traduzione intesa come prodotto finito, in contrapposizione alla “calcolatezza” – passatemi il termine – che caratterizza la traduzione intesa come processo; dall’altra, ahimè, questa storia dell'invisibilità finisce troppo spesso per rendere davvero “invisibili” – e dunque sminuire – i professionisti e l’intera professione. Ed è un vero peccato, se ci pensiamo, perché la traduzione in effetti è, proprio come afferma Susan Sontag, il sistema circolatorio delle letterature (e non solo, aggiungerei io) del mondo. Chiusa questa piccola parentesi, cerco di rispondere brevemente alla domanda iniziale: mentre a volte si riesce a essere più o meno invisibili, altre volte diventa necessario intervenire – o interferire, che dir si voglia – per risolvere ad esempio vincoli linguistici e/o problematiche culturali. Ma c’è una consapevolezza che guida tutti i bravi traduttori: e cioè che, a differenza di quanto accade con gli autori, sono loro a dover essere al servizio del testo (e quindi dei lettori) e non viceversa. Ed è questo approccio a guidare le loro scelte.
Quali sono secondo te gli errori più gravi che si possano riscontrare in una traduzione?
È difficilissimo parlare di “errori” in una traduzione. Quello che io tradurrei in un modo, altri cento traduttori probabilmente lo tradurrebbero in cento modi diversi. Al di là di ciò che poi ricade nella sfera delle preferenze e/o idiosincrasie linguistiche personali, certo, può capitare di imbattersi in errori più o meno gravi. Tra i peggiori ci sono sicuramente quelli di senso, siano essi dovuti a una lettura superficiale o a una conoscenza non perfetta della lingua da cui si traduce. Ma vuol dire che esistono errori meno gravi? Vuol dire che se altero completamente il registro o altre peculiarità espressive di un personaggio – perché non le colgo o perché non le so rendere, se costruisco frasi macchinose perché non riesco a emanciparmi dai vincoli e dagli schemi (anche culturali) della lingua di partenza, se non mi rendo conto di aver utilizzato un calco, se non mi accorgo di aver confuso il nome di un personaggio, se mi sfugge qualche refuso… sono forse errori meno gravi? Forse sì, forse no. Sono sicura che molti miei colleghi non condivideranno la mia stessa opinione. D’altronde, errare è umano e qualche svista può capitare a chiunque. Ma per me – e ci tengo a sottolineare per me, visto che sono consapevole di essere una gran pigno… ahem, perfezionista – è da considerarsi grave qualsiasi errore di cui un lettore/una lettrice si accorgerebbe e che gli/le farebbe storcere il naso. Leggere è una magia e qualsiasi cosa spezzi l’incantesimo, secondo me, rappresenta inevitabilmente un problema.Altra domanda: ci piacerebbe sapere se oltre che una traduttrice sei anche lettrice. Quali generi ti piacciono di più?
Il fatto di leggere molto “per lavoro” purtroppo mi lascia meno tempo a disposizione per dedicarmi ai miei generi d’elezione. Sono una grande amante dei classici, ma a parte Jane Austen, Oscar Wilde e Emily Brontë parteggio più per i grandi scrittori americani del Novecento. L’età dell’innocenza di Edith Wharton ha un posto speciale nel mio cuore, proprio accanto a Orgoglio e Pregiudizio. Tra i francesi, almeno per quanto riguarda la narrativa, amo Flaubert. Mi piacciono moltissimo i romanzi storici, ma direi che i libri in cui mi rifugio più spesso sono quelli di poesie.
Puoi svelarci qualche titolo di prossima pubblicazione he stai traducendo?
Domanda difficile per un semplice motivo: ovvero, che la scelta del titolo non è quasi mai appannaggio del traduttore. Se ne occupa di più la redazione, magari di concerto con il reparto marketing. Al traduttore tutt’al più viene richiesto un input, un suggerimento. Però posso dirvi che al momento sto lavorando alla traduzione di un altro young adult – sempre per Fanucci, stavolta di genere crime – e che giusto qualche giorno fa è uscito per Newton Compton Editori “Il cottage degli amori segreti”, un romance natalizio pronto a scaldarvi il cuore in attesa delle feste!
Grazie mille per essere stata con noi!
Grazie a voi, mi avete fatta sentire una star! ✨🥰
Mi sono divorata questa intervista. Starò attenta a opere tradotte da questa traduttrice
RispondiEliminaÈ veramente interessante leggere queste risposte. Il mondo delle traduzioni è sempre al centro di dibattiti, ma devo dire che con questa intervista avete dato spazio a tanta informazione. Grazie!
RispondiEliminaLibro bellissimo e tradotto magistralmente. Complimenti a te e Rossella per l'intervista ♡
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