martedì 4 aprile 2023

La Custode di Parole


  • Titolo: La Custode di Parole
  • Titolo originale: La Passeuse de Mots
  • Autorɜ: Alric Twice, Jennifer Twice
  • Traduttrice: Gioia Sartori
  • Lingua originale: francese
  • Codice ISBN: 9788804753021
  • Casa editrice: Mondadori
Trama

«Non ho mai visto nessuno amare le parole come te. E quando dico "amare"' parlo di vero amore. Tu parli ai libri. Ma è ora che tu scopra il mondo fuori dalle pagine, che lo guardi con i tuoi occhi. Parti all'avventura. Il mondo ti aspetta a braccia aperte. Ma per questo dovrai spiccare il volo, assumerti dei rischi. Staccati da ciò che ti trattiene. Trova la tua strada, non solo quella che vogliono scrivere per te.» Età di lettura: da 12 anni


Recensione e commento

Niente, raga, ringrazio tantissimo la casa editrice per la copia omaggio e Alessia di Letture in Salotto per aver organizzato l’evento, ma siamo state tutte unanimi nell’affermare che in questo libro non funziona assolutamente nulla.

A. J. Twice

Partiamo dall’inizio: La Custode di Parole nasce in Francia su Wattpad. E voi direste che potremmo già chiuderla qui. Voglio approfondire un po’ questo aspetto, però, perché penso che non esista una persona al mondo che rifiuterebbe se la più grande casa editrice del suo Paese la contattasse per metterla sotto contratto. Il problema è che dovrebbe essere chi lavora nel settore ad affiancare autrici e autori per tirare fuori il massimo dalla loro storia, nata con intenti diversi da quelli di un romanzo, invece qui chiaramente niente è stato sottoposto a editing e probabilmente si è pensato che la fama ottenuta sul web fosse sufficiente di per sé a garantire le vendite (forse non a torto). Perciò da qui in poi, sappiate che le critiche sono equamente distribuite e non sono dirette esclusivamente alla coppia scrittoria. 

La prima cosa che posso dire facendo un’analisi generale è che La Custode di Parole si apre con una lunghissima e statica descrizione che non mette esattamente a proprio agio chi legge e questo è un po’ il mood che accompagnerà per tutta la lettura, perché il mio parere non è cambiato né in meglio né in peggio in nessuna parte del libro. Mi sarebbe bastata davvero la prima impressione per scrivere questa recensione, sebbene per correttezza sia arrivata alla fine. Complice di questo disagio nella lettura è soprattutto l’uso dei dialoghi, che sono davvero macchinosi e innaturali: l’autore e l’autrice a volte ci provano a dare le informazioni tramite i discorsi dei personaggi, ma non riuscendoci il complesso risulta estremamente rigido e poco credibile, sia perché le persone vere non parlano il quel modo, sia perché spesso il tutto sfocia in frasi fatte che cadono nel vuoto e risultano fuori contesto.

Fanart dal web. Crediti all’artista

I personaggi sono carta velina, a partire dalla protagonista, che è un agglomerato di tutti i cliché delle protagoniste di fantasy young adult: è bellissima ma ha gli specchi di legno, ha gli occhi di un colore particolare, è una predestinata ma non sa di esserlo. L’unico tropo che manca è quello dell’orfana, dato che Arya ha dei genitori e una famiglia, che viene anche fatta passare come funzionale e amorevole, ma in realtà avrei molto da ridire su questo, perché i suoi solleciti e  premurosi genitori (insert sarcasm here) le fanno spesso gaslight, la sminuiscono, la criticano velatamente, la infantilizzano. In particolare una scena mi a dato molto fastidio, ovvero quella in cui Arya confida a suo padre, uomo fatto passare per saggio e ragionevole, che ha assistito a un episodio in cui il suo migliore amico, il principe, veniva schiaffeggiato dal re. La risposta di suo padre è stata “ma tu non sai cosa è successo, non conosci i pregressi e forse lui se lo è meritato”. E ripeto: la cosa viene fatta passare come ragionevole, non viene problematicizzata. In ogni caso, Arya, come molte eroine dello ya, ha decisamente la sindrome della crocerossina, dato che va appresso a tutti i casi umani che le capitano a tiro pensando di poterli salvare, di dover sopportare i loro problemi e soprattutto che debba tollerare quando la trattano male. È irritante come tutti i suoi amici, o presunti tali, la trattino come una bambina, quando tecnicamente darebbe un’ adulta, dato che ha vent’anni, e lei sia lì a sopportare tutto come una martire senza nessun motivo. Inoltre, forse la cosa più importante da dire è che i personaggi non hanno una psicologia affidabile: una volta il principe è un liberale che vuole aiutare il popolo ad avere più diritti, nel capitolo successivo è uno snob che tratta Arya da plebea; una volta il ladro è un ombroso taciturno, in quella dopo è uno che scherza malizioso e così via. Allo stesso modo, anche il tono è confuso, perché comincia quasi come un libro per ragazzi estremamente innocente e ingenuo, poi di punto i bianco ci sono due capitoli dove si fa riferimento a orge, per quanto descritte senza scendere troppo nel greve, e salta fuori qualche parolaccia, quando sia prima che dopo questo momento l’insulto più pesante (e non scherzo) è “sciocchina”. Per cui questo “età di lettura dai 12 anni” è da prendere moderatamente, e non lo dico per fare la bacchettona, perché credo che con i dovuti termini si possa parlare di tutto, ma perché qui, appunto, non succede e la generale mancanza di direzione si riflette anche nella confusione del target.

Questo è probabilmente da imputare alla scrittura a puntate, infatti è chiaramente visibile la rottura tra un episodio e l’altro, è evidente che La Custode di Parole non sia stata pensata come un’opera organica, tra le altre cose perché a un certo punto il libro si trasforma in un quest fantasy, sebbene non si capisca quale sia la quest finale e Arya perda spesso di vista la missione di fondo, così come dimentichi spesso la sua famiglia, i genitori, gli amici che ha lasciato indietro all’inizio del suo viaggio, oltre al fatto che il sistema magico non venga mai spiegato in modo adeguato.

E a proposito di sistema magico, c’è una cosa inspiegabile che quasi mi ha tenuta sveglia la notte: perché tutte le persone attorno a lei la sminuiscono e la prendono in giro perché legge libri “fantasy”? In un mondo dove esiste la magia non è inverosimile che storie con draghi e folletti possano essere reali, però sia la sua famiglia, sia i suoi amici non fanno altro che dirle che lei è troppo ingenua perché legge tanto, per cui non sa nulla della vita vera. Ora, al di là del fatto che la sua passione per la lettura dura letteralmente solo nel primo capitolo e poi verrà retoricamente tirata in ballo qua e là quando fa comodo, questo espediente mi è sembrato una strizzata d’occhio al pubblico a cui la storia si rivolge, per la serie: noi sì che siamo speciali, non siamo persone meravigliose e incomprese in questo pazzo, pazzo mondo. Capita l’antifona, mi sono incattivita ancora di più, perché se pensavano di comprarmi con questa ruffianata hanno sbagliato indirizzo.

Questo riguardava il contenuto. Passando alla forma, la narrazione si volge tutta per paratassi, ve lo giuro, ho trovato la prima subordinata dopo trecento pagine, per un totale di forse cinque in tutto il libro. La paratassi in questione non è quella epica e solenne di Passavamo sulla Terra leggeri (paragone ingiusto ma sicuramente efficace), ma quella di tante frasette giustapposte senza l’utilizzo di connettivi logici o temporali e preposizioni ridotte all’osso. È sicuramente una scrittura immatura, quasi da scuole medie per struttura e sintassi, e non lo intendo con cattiveria, ma perché il testo è chiaramente una prima bozza che non è stata revisionata, con tutti i difetti che ciò comporta.

In sostanza, male malissimo, credo di aver trovato il primo candidato a libro peggiore dell’anno. Esiste la possibilità che prosegua la lettura della trilogia per vedere se i seguiti saranno allo stesso livello o miglioreranno un po’.

1 commento:

  1. In effetti ci sono troppi punti che mi fanno pensare che questo libro non faccia per me 🙈

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