domenica 21 aprile 2024

Zoo City

  • Titolo: Zoo City
  • Titolo originale: Zoo City
  • Autrice: Lauren Beukes
  • Traduttrice: Giorgia De Santis
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788834744713
  • Casa editrice: Fanucci
Trama


Con un bradipo sulle spalle e un grande talento nel recuperare oggetti smarriti, Zinzi è costretta ad accettare un lavoro che odia: cercare le persone scomparse. Ritrovare una pop star per conto del produttore musicale Odi Huron dovrebbe garantirle la possibilità di lasciare per sempre Zoo City, un reticolo di bassifondi infestati dai criminali della peggior specie e dai loro fedeli animali. Ma, al contrario, questo incarico la getta direttamente tra le fauci di una città deturpata dalla criminalità organizzata e dalla magia. Per sopravvivere, Zinzi dovrà affrontare i segreti più oscuri che si celano nel passato altrui, così come nel proprio.


Recensione e commento

Uno dei miei buoni propositi riguardanti i libri per il 2024 è quello di spaziare con le letture e approcciarmi ad aree del mondo che generalmente non prendo in considerazione. Viste queste premesse, non potevo farmi sfuggire l’occasione di leggere un romanzo scritto da un’autrice sudafricana.

Zoo City è stato il mio primo approccio con la prolifica penna di Lauren Beukes e ho tantissime cose da dire in merito a questo romanzo vincitore dell’Arthur C. Clarke award. 

Iniziando dall’ambientazione, ho apprezzato tantissimo che l’intera vicenda prenda piede proprio in Sudafrica con tutto ciò che questa implicazione si porta dietro: il contesto multietnico, la cultura che ha subito influenze sia dall’Europa che dall’Africa crea un ambiente stimolante ma sfortunatamente non privo di ombre, perché la trama si sviluppa in un contesto di criminalità dovuta alle disparità mai risolte dopo l’apartheid. L’altissimo tasso di delinquenza, le droghe, i vari traffici illeciti proliferano in una società che ha degli evidenti problemi strutturali che peggiorano soprattutto quando si cerca di arginarli, come ad esempio quando i quartieri malfamati, nel tentativo di vivere una riqualificazione, subiscono invece la gentrificazione. Tutto questo, nel libro, si traduce anche nella ghettizzazione delle persone cosiddette bestianimante, ovvero quelle che, a seguito di un’azione abbietta, sono destinate ad avere sempre con sé un animale dal quale non possono separarsi e che ricorda loro per sempre il crimine che hanno commesso, ma che in cambio sviluppano poteri peculiari.

Il fenomeno dei bestianimati comincia con un virus che fa la sua comparsa a partire dagli anni Ottanta e, poiché colpisce più che altro criminali e persone che hanno una dipendenza, a me personalmente è sembrato un rimando all’AIDS e a tutta la retorica di cui era circondata quando ha fatto la sua comparsa. Metto mille mani avanti su questo punto, perché specifico che questo è quello che ci ho visto io, non ho trovato dichiarazioni dell’autrice che confermassero o smentissero questa ipotesi, l’unico articolo in cui mi sono imbattuta è quello di una blogger statunitense che ha notato la stessa concomitanza temporale che ho notato io. Ciò detto, i bestianimanti sono circondati dallo stesso stigma sociale che circondava le persone affette da AIDS: si pensava che fosse semplicemente il risultato di uno stile di vita dissoluto e peccaminoso e che, sostanzialmente, chi ne fosse affetto semplicemente se lo meritava. Si pensava, e nel libro si pensa ancora, che fosse qualcosa che non avesse nulla a che fare con “le brave persone”, che riguardasse sempre e solo “gli altri”, ma la società, la storia e la vita in generale non sono mai così semplici e dicotomiche, le sfumature sono infinite, inoltre certe diseguaglianze hanno origine nella struttura sociale.

Se devo dire la verità, nonostante le ottime idee e la critica sociale più che legittima, mi è mancato un po’ di coinvolgimento in questa lettura, che sembrava non voler ingranare mai e che, per quanto sia stata breve dato l’esiguità numero di pagine, mi è sembrata più lunga di quanto effettivamente sia stata. Tuttavia, non so se questo sia dovuto alla penna dell’autrice o alla traduzione, perché ci sono stati dei momenti in cui ho fatto effettivamente fatica a capire alcuni passaggi (anche se a onor del vero non ho mai avuto problemi con le traduzioni di De Santis, che ha reso in italiano anche il mio amato La Casa di Sale e Lacrime)

Sono stata contenta di aver allargato le mie vedute come lettrice ed essermi approcciata a un’ambientazione diversa, una volta tanto. Per quanto questo libro nello specifico non mi abbia particolarmente coinvolta da un punto di vista emotivo, darò sicuramente un’altra opportunità a Lauren Beukes.



Nessun commento:

Posta un commento

A Study in Drowning - La Storia sommersa

Titolo: A Study in drowning - La Storia sommersa Titolo originale: A Study in Drowning Autrice: Ava Reid Traduttore: Paolo Maria Bonora Ling...