mercoledì 17 aprile 2024

A cosa servono le Persone?

  • Titolo: A cosa servono le Persone?
  • Titolo originale: Leeva at Last
  • Autrice: Sara Pennypacker
  • Illustratore: Matthew Cordell
  • Traduttore: Paolo Maria Bonora
  • Lingua originale: inglese
  • Codice ISBN: 9788817183581
  • Casa editrice: Rizzoli
Trama

A cosa servono le persone? Questa è la domanda a cui Mira Comanda Fiordispina è decisa a dare una risposta. «A diventare famosi» dice sua madre, la sindaca di Strambore. «A fare soldi» sostiene suo padre, il tesoriere della città. Ma Mira, che ha nove o dieci anni (non lo sa esattamente), non ci crede. Quando attraversa di nascosto la siepe di cinta del suo giardino e finalmente esce nel mondo esterno, scopre che non è proprio come dicono i genitori. Con l'aiuto di due bibliotecari, un cucciolo di tasso e un bambino in tuta protettiva, va in cerca di una risposta, provocando una catena di eventi che cambierà Strambore per sempre. Una storia tenera e molto divertente sull'amicizia e il potere delle storie, che ricorda Roald Dahl. Con manciate di biscotti fragranti e libri a volontà. Età di lettura: da 10 anni.

Recensione e commento

Se siete con me da un po’, sapere che Sara Pennypacker per me è una garanzia. Di suo ho letto i due romanzi dedicati a Pax e Qui, nel Mondo reale. Tutte le opere che ho citato si contraddistinguono per una struggente malinconia e un sudatissimo lieto fine.

In questo senso, A cosa servono le Persone? si distacca un po’ perché tratta sempre di temi molto delicati in modo pedagogicamente ineccepibile, ma questa volta il tono è più scanzonato, più cautamente ottimista e divertente. Lo stile di fondo mi ha ricordato quello del romanzo Matilda e in un certo senso anche Mira (Leeva in originale) assomiglia alla protagonista di Dahl. Si tratta, infatti, di una ragazzina trascurata dai genitori che guardano a lei solo in un’ottica utilitaristica, nella speranza che la loro figlia possa portare loro soldi o fama. Deve lavorare in casa tutto il giorno, non le è consentito uscire e non può andare a scuola, per quanto lo desideri. Ma per fortuna Mira trasgredisce e riesce a ricavarsi degli posti sicuri in cui crescere ed essere sé stessa all’insaputa dei genitori.

I suoi luoghi sicuri sono gli spazzi condivisi dalla comunità, come la biblioteca, il parco o il teatro e tutte le avventure della piccola protagonista sono funzionali a insegnare alla giovane mente che legge che non c’è grandezza nell’avere tutto per sé: la ricchezza è fatta per essere condivisa affinché chiunque possa stare bene. L’egoismo non porta lontano e nemmeno vivere le altre persone come mezzi per arrivare a un fine. In modo più semplice e diretto, con un lessico e una struttura adatti all’età a cui si rivolge, Pennypacker riassume il concetto kantiano che le persone sono già di per sé un fine, non devono fare nulla per meritarsi di esistere. Ciò è utile anche per ammonire i genitori, qualora leggessero questa storia assieme alle figlie o ai figli, spiegando che non è importante possedere più denaro o perseguire la vanità se non ci si occupa delle persone davvero importanti nella propria vita, ma anche che non le si può soffocare tenendole sotto una campana di vetro per paura che possa succedere qualcosa: le cose terribili possono capitare, ma anche quelle bellissime e non si può vivere in funzione del calcolo delle probabilità di tutto ciò che può andare storto. 

E sempre con delicatezza, con tatto, l’autrice insegna anche a chiedere aiuto nelle situazioni di abuso, come riconoscerle e dare ascolto alla voce interiore che ci dice che qualcosa non va, che c’è qualcosa di profondamente sbagliato quando chi ci sta intorno ci mente e ci tiene in gabbia e che, piano piano, bisogna trovare il coraggio di aprirsi con le persone giuste, in grado di accettarci, che ci aiuteranno a uscire da quel contesto terribile.

A livello di trama, poi, non ho trovato nulla che non andasse: ogni elemento è gestito con maestria e viene inserito solo ciò che a un certo punto sarà funzionale agli eventi raccontati. Non c’è superfluo, tutto quello che viene detto serve a qualcosa e non ho trovato buchi. Per me è davvero interessante questa caratteristica, perché mi capita spesso di riscontrarla nei romanzi per un pubblico tanto giovane (mi era successo anche con La Bottiglia dei Desideri, in cui tutto tornava e la verosimiglianza è stata tenuta fino alla fine), perché spesso nei libri per adulti o giovani adulti questo viene meno.

Non vi stupirete di sapere che consiglio A cosa servono le Persone? a chiunque. È una lettura adorabile, importante e divertente al tempo stesso. Il curriculum di Sara Pennypacker è impeccabile e non si smentisce nemmeno questa volta. Un romanzo adatto a genitori e prole.

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