- Titolo: One Dark Widow
- Titolo originale: One Dark Window
- Autrice: Rachel Gilling
- Traduttrice: Lucia Feoli
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 9788809979482
- Casa editrice: Giunti
Trama
La città di Blunder è circondata da una nebbia che rende folle e infetto chiunque vi entri in contatto. Elspeth conosce bene quella magia, perché scorre nelle sue vene in quanto infetta. Ma la deve tenere nascosta, perché la magia è bandita, pena la morte. Nessuno deve sapere che è costretta a convivere con l'Incubo, un mostro, uno spirito antico intrappolato nella sua mente, che le parla e la protegge. Tutto cambia quando incontra un bandito nella foresta, un uomo affascinante e misterioso, ma che è anche a capo degli uomini più pericolosi della città. Elspeth viene così trascinata in un mondo di ombre e inganni, in cui il confine tra la ragazza e il mostro diventa sempre più labile...
Recensione e commento
Sono un po’ combattuta mentre scrivo questa recensione, perché One Dark Window alterna elementi di pregio assoluto e altri di fattura un po’ più grezza. In questa recensione cercherò di mettere tutto per iscritto in modo schematico, sperando che possa aiutarvi a capire se possa fare al caso vostro.
Partendo dalle cose positive, prima fra tutte mi viene in mente l’ambientazione, perché ci troviamo un un mondo fantastico di stampo vittoriano, con castelli immersi nei boschi, abiti sontuosi, feste in maschera e una nebbia costante a celare il tutto. L’ambiente descritto è immersivo e bastano veramente poche pennellate per trasportarci nell’atmosfera malinconica e opprimente di un mondo in lento disfacimento a causa di un morbo. Anche il sistema magico è ben delineato e abbastanza complesso da non risultare banale, per quanto di tanto in tanto ci sia qualche scivolone, infatti non solo abbiamo un mazzo di carte magiche da riunire per spezzare una maledizione, ciascuna delle quali conferisce un potere specifico, ma abbiamo anche un morbo che conferisce poteri imprevedibili a chi lo contrae.
Secondo me, è qui che l’asino ha cominciato un po’ a cascare, perché per quanto la cornice della storia fosse interessante, non sono rimasta del tutto convinta dalla trama in sé, che non presenta grosse sorprese e anzi, concentrandosi moltissimo sulla parte romance ha moltissime dinamiche già fin troppo collaudate. Il sistema magico e il worldbuilding avrebbero consentito di creare qualcosa di molto più dirompente. Chiariamoci, non voglio essere troppo severa con questo libro, perché oggettivamente è un libro di qualità superiore rispetto a moltissimi romanzi che si vedono in giro, ma al tempo stesso ho un po’ di rammarico perché poteva essere fatto ancora meglio di così: se la prima parte del libro fosse stata meno confusionaria, meno ripetitiva e se i personaggi fossero stati meno macchiette (lei bella bellissima ma con gli specchi di legno, estremamente timida e che “non è come le altre ragazze”, lui meno bel tenebroso dal cuore tenero ma adornato di spine) probabilmente mi sarebbe entrato nell’anima, eppure non è successo perché personalmente ho trovato che mancasse quella cesellatura e quella cura dei dettagli che lo avrebbero reso perfetto. Mi ha fatto un po’ storcere il naso la rappresentazione femminile che apparentemente non ha nulla che non vada, ma c’è sempre un sottofondo di superiorità nei confronti delle altre donne che possono essere o matrigne, o sorellastre (nel senso comune del termine), oppure diventano cattive all’aumentare della loro bellezza. Le altre donne nella storia possono essere figure positive solo quando fanno le guerriere o quando sono figure materne in senso classicamente inteso.
Inoltre, se da un lato lo stile, che di per sé non presenta nulla di imbarazzante e che si adatta benissimo alla storia oscura che racconta, allo stesso tempo è arricchito da similitudini che vorrebbero essere evocative ma non vogliono dire nulla. Per esempio, quando sono incappata in una frase, a cui ho dedicato addirittura un video su TikTok, mi si è completamente rotta la sospensione dell’incredulità: cosa significa, di preciso “avere gli occhi del colore delle pietre nei fiumi”? Sono neri? Sono grigi? Sono verdi perché ci sono le alghe? Di che colore sono? Oppure ancora ci sono troppe situazioni in cui il mondo primario si intrufola dalla finestra in quello secondario, come quando la voce narrante, che corrisponde a quella della protagonista che ci racconta tutto in prima persona, paragona dei colori molto vividi a quelli delle vetrate delle cattedrali. In un mondo dove non esiste il cristianesimo. In aggiunta, ho trovato stridenti molte situazioni dal punto di vista della verosimiglianza, perché se ci troviamo in un mondo fatavittoriano dove i rapporti tra uomini e donne sono rigidamente normati al punto che la protagonista e il coprotagonista devono fingere di essere fidanzati per poter avere un qualche tipo di contatto sociale, ho trovato strano che stessero da soli il 90% del tempo senza uno chaperon anche prima di fingere una relazione romantica. E ci sono state molte altre situazioni simili in cui mi sono chiesta perché il tutto venisse risolto in modo forzato quando esisteva una soluzione più semplice.
Come al solito, suono più disfattista di quanto avessi intenzione, ma mi interessa mettere tutto sul piatto in modo da mettere le aspettative nella giusta prospettiva: One Dark Window è un libro discreto e c’è margine di miglioramento, per cui sono fiduciosa per quanto riguarda il sequel in uscita ad aprile. Se volete calarvi in un’atmosfera autunnale, dato che nel mondo reale ancora non accenna ad arrivare, One Dark Window è una buona alternativa, tenendo fermo il fatto che sarà proprio l’atmosfera, non la trama, la parte più interessante.