- Titolo: The Furry Thing
- Autore: Kamwei Fong
- Casa editrice: Beccogiallo
- Codice ISBN: 9788833141749
Tu sei il tuo peggior nemico |
Tu sei il tuo peggior nemico |
Trama:
La storia di Theo Decker, sopravvissuto, appena tredicenne, all’attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New York, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dalla nostalgia per la madre, l’unica cosa che riesce a consolarlo è un piccolo quadro dal fascino singolare. E da lì, il suo futuro diventa una rocambolesca giravolta tra salotti chic, amori e criminalità, guidato da una pulsione autodistruttiva, impossibile da controllare
Recensione e commento
Come si fa a descrivere un libro in cui abbiamo trovato una parte così consistente di noi?
L’autrice |
Il Cardellino è uno dei libri più belli che abbia mai letto in vita mia, perché ha smontato e rimontato delle parti di me, mi ha messo uno specchio davanti, mi ha mostrato quanto non sia sola a vivere certe esperienze e ha inserito dentro la storia alcune delle persone che amo. Sono felicissima di aver fatto questa lettura, che resterà non solo tra le migliori del 2021, ma anche nel mio cuore per sempre.
Ogni adolescente è felice allo stesso modo, mentre è infelice a modo suo. Mentre i suoi amici lottano con le insidie della normale vita da adolescente, Anna K. sembra sempre essere in grado di navigare con grazia al di sopra di tutto. Cioè... fino alla notte in cui incontra Alexia "Count" Vronsky alla Grand Central Station a New York. Un famigerato playboy che ama non combinare niente e vive solo per il proprio piacere, Alexia è tutto ciò che Anna non è. Ma ha una sola cosa in comune con lei: non è mai stato innamorato o almeno fino a quando non la vede la prima volta. Mentre Alexia e Anna sono irresistibilmente attratti uno verso l’altro, lei deve decidere quanto della sua vita è disposta a lasciar andare per avere la possibilità di stare con lui. E quando una rivelazione scioccante minaccia di mandare in frantumi la loro relazione, è costretta a chiedersi se ha mai conosciuto veramente se stessa e se quel mondo fatto di luci e brillantezza sia effettivamente quello che desidera.
Recensione e commento
Venendo alla protagonista, con lei sono riuscita a entrare in empatia molto più che con la Anna Karenina originale, dato che personalmente avevo più comprensione per suo marito. Qui, invece, le motivazioni delle azioni di Anna non solo sono comprensibili, ma addirittura condivisibili e la sua non è una storia di tradimento, ma di autodeterminazione per svincolarsi da una relazione che è iniziata troppo presto con una persona che, di fatto, non ha scelto. Anna è una brava ragazza, eppure subisce, subisce e subisce un’ingiustizia dietro l’altra, dovute soprattutto al doppio standard di cui è pervasa la società in cui vive: nessuno giudica Vronsky per le sue relazioni sessuali, ma tutti sono pronti a condannare Anna per un’ingiustizia che non solo ha subito, ma che, addirittura, la porta sull’orlo del precipizio. Una cosa interessante da paragonare tra questo retelling e il romanzo originale è il cambiamento dell’alta società dalla fine dell’Ottocento a oggi. I ricchi di cui ci para Jenny Lee sono dei festaioli stacanovisti che si preoccupano solo di vestiti costosi, macchine e cocaina, mentre quelli del romanzo originale non lavoravano e avevano degli interessi di cui occuparsi relativamente a tempo perso. Anche molte scene originali sono riportate qui, rivisitate e pulite da molte digressioni che un lettorato contemporaneo troverebbe prolisse, come quella dell’incidente a cavallo o le lunghe descrizioni di pranzi al ristorante. |
Anna K. è un retelling degno di questo nome, che di sicuro tiene intatto il messaggio del libro originale e nonostante questo riesce a essere imprevedibile nei colpi di scena e irresistibile nell’approfondimento psicologico dei personaggi. Un romanzo davvero imperdibile che vale la pena di essere letto a ogni età.
- Come mai hai deciso di suddividere ogni storia in una striscia di quattro quadrati?
E’ un formato che ti è stato richiesto da altri o da esigenze esterne, o che hai deciso tu in maniera indipendente? Forse mi sono involontariamente ispirata ad altri webcomic che ho visto negli anni, ma la ricordo come una scelta molto naturale. Inoltre, postando su Instagram, questa struttura rende molto più facile la condivisione dei miei lavori, perché la somma delle vignette quadrate è sempre un quadrato.
- La forza del tuo lavoro è anche nella sua brevità, ma hai mai pensato di creare una storia molto più lunga, magari una graphic novel completa, partendo da una o più strisce?
È sicuramente qualcosa che mi piacerebbe molto fare! Il primo esperimento con storie più lunghe è stato con il mio primissimo libro, Vita da Pomodoro, un’antologia realizzata insieme ad altre 6 fumettiste. È stato molto difficile per me scrivere qualcosa di più lungo, perché in genere nei miei lavori cerco sempre di trasmettere un’emozione, una sensazione, un concetto, e per questo tipo di comunicazione la vignetta breve è ciò che più mi è congeniale. Al momento sto cercando di leggere più fumetti e di imparare a narrare storie più lunghe, perché penso che potrei farne qualcosa di bello!
- Ci racconti la tua esperienza dell’Inktober e di cosa ti ha insegnato come fumettista? In futuro pensi che parteciperai nuovamente all’evento?
Per me l’Inktober del 2018 è stato la svolta, mi ha cambiato la vita. È iniziato tutto come un gioco, un esperimento, ma mi ha portato tante cose fantastiche. Ho deciso di fare un fumetto al giorno anziché un’illustrazione e ho scoperto la mia vocazione! Intanto mi ha fatto capire che sono in grado di produrre tanto in poco tempo, perché le parole a cui ispirarsi uscivano il 1 ottobre e ogni giorno c’era una nuova parola da usare, io all’epoca andavo in università tutti i giorni e da pendolare tornavo spesso a casa verso le 20. Però ce l’ho fatta! Ogni sera mi mettevo lì e creavo i miei fumetti. È stato anche l’inizio del mio successo su internet, perché dai miei fumetti per l’Inktober è arrivata la prima ondata di lettori su Instagram. Penso parteciperò ogni anno e spero di riuscirci ancora!
- Abbiamo notato che molti colori – ad esempio il giallo - sono ricorrenti: c’è un criterio particolare dietro questa scelta? E quali tecniche e/o strumenti grafici usi per creare i tuoi disegni?
La scelta di usare il giallo è stata casuale, è sempre stato uno dei miei colori preferiti. Disegnando e sperimentando mi sono accorta che stava meglio di altri colori come sfondo, faceva risaltare le immagini in primo piano e illuminava la scena. Durante gli anni ho usato diverse tecniche, ho iniziato con la china su carta e le Bic, ho usato Photoshop, Paint Tool Sai, gli acquerelli... Ora uso Procreate su un iPad 2018, che penso sia il sfotware meglio sviluppato per i disegnatori. Il suo unico problema sono i livelli limitati, però in confronto a Photoshop o ad altri programmi conosciuti ha dei pennelli meravigliosi e insuperabili.
- Nelle note del tuo libro racconto che il tuo primo approccio al mondo dei fumetti sono stati i cartoni animati che vedevi da piccola: quali erano i tuoi preferiti? E oggi, invece, quali sono le tue fonti di ispirazioni principali?
Il primissimo che ho iniziato a ridisegnare penso sia stato Futurama, sapevo tutti i personaggi a memoria e i miei compagni di classe mi chiedevano sempre di disegnarli per loro. Poi A tutto Reality, che è stato il cartone animato che mi ha fatto iniziare a disegnare in digitale. Avevo un gruppo di amici a distanza, nato su Facebook, in cui ognuno si creava il suo personaggio in stile ATR e insieme giocavamo e ci sfidavamo a gare di disegno. È iniziato tutto da lì! Oggi invece non ho più un’ispirazione precisa, ormai il mio traTto e il mio stile sono abbastanza radicati da non aver bisogno di copie così fedeli. Questo non significa che abbia smesso di sperimentare! Spesso mi piace provare a cambiare stile, fare qualcosa di più cartoon o di più realistico, cambiare il tratto e i colori... solo che ora sono tutti esperimenti che partono da me.
- Ti piace la cultura giapponese, nello specifico i manga e gli anime? E, invece, nel panorama italiano c’è qualche fumettista che ti ha ispirato o che ti senti di consigliare?
Da bambina guardavo tanti anime e leggevo qualche manga, ho avuto un periodo attorno agli 11 anni in cui ho provato a ricrearne lo stile ma non faceva per me. Ho iniziato a creare fumetti per puro caso, sono sempre stata interessata sia all’animazione che all’illustrazione e il fumetto è ciò che univa queste due tecniche al meglio. Quindi non ci sono veri spunti a cui mi sia ispirata, non sono mai stata una grande lettrice di fumetti (anche se di fiera in fiera mi è venuta sempre più voglia di iniziare) fatta eccezione per Dylan Dog e W.I.T.C.H..
- Hai dei nuovi progetti in lavorazione? Cosa ti piacerebbe creare prossimamente? Ci puoi dare qualche anticipazione o è ancora tutto segreto?
Per il momento sono abbastanza ferma, fatta eccezione per la mia piattaforma su Webtoon che è stata appena aperta e mi sta portando molte soddisfazioni! Spero di avere presto qualche progetto nuovo!
Buongiorno, gente! Oggi siamo qui per un altro review party organizzato da Beatrice, che ringrazio per avermi inclusa, per il titolo Le Guerriere dal Sangue d’oro. Ringrazio anche la casa editrice per avermi fornito il file in anteprima. Cominciamo
Trama
Nel complesso, non è un libro brutto, ma resta un po’ di rammarico per una storia che avrebbe potuto dare di più. Le Guerriere dal sangue d’oro è un libro con buona morale, ma che rimane comunque rassicurante nella sua prevedibilità. Consigliato soprattutto a chi cerca una bella storia interessante ma non troppo complessa da leggere.
Titolo: Ortica Titolo originale: Nettle Autrice: Bex Hogan Traduttrice: Chiara Beltrami Lingua originale: inglese Codice ISBN: 9791223200520...