- Titolo: The Great When - Il Grande Quando
- Titolo originale: The Great When
- Autore: Alan Moore
- Traduttrice: Tessa Bernardi
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 9788834745892
- Casa editrice: Fanucci
Trama
Quando Dennis Knuckleyard, giovane apprendista della feroce Ada ‘Cicca’ Benson, viene incaricato dalla rantolante datrice di lavoro di recuperare un lotto di libri da un collega che vuole disfarsene, e si ritrova per le mani un volumetto che in realtà non dovrebbe esistere, tutto potrebbe immaginare tranne che diventare il protagonista impotente e privo di risorse di una serie di disavventure che lo porterà suo malgrado a esplorare una Londra nascosta e pericolosa, di cui quasi nessuno conosce l’esistenza. Tra venditori ambulanti, maghi, pittori surrealisti, boss della malavita e prostitute dai capelli rosso fuoco, lo sventurato diciottenne si ritrova catapultato in una dimensione parallela alla sua, una Londra onirica che trascende il tempo e lo spazio, dove incontra personaggi in grado di trasformare la sua triste e squallida esistenza nella trama di uno strampalato romanzo da incubo dal quale dovrà cercare di uscire indenne.
Con The Great When: Il Grande Quando, Alan Moore inaugura una pentalogia dove la Londra che conosciamo lascia il posto alla meraviglia di una città ricca di mistero, magia e pura follia.
Recensione e commento
Se c’è una cosa che si capisce bene di Alan Moore da come scrive è che sicuramente non è una persona che ama i compromessi. Dopo aver apprezzato la sua opera forse più famosa,
V per Vendetta, mi sono buttata su
The Killing Joke e sono poi approdata sulla narrativa, non appena è stata pubblicata in italiano. La sua raccolta di racconti,
Illuminations, uscita sempre per Fanucci, mi aveva già mostrato quanto potesse essere strana e fuori da ogni canone la fantasia di un autore tanto prolifico quando assertivo.
Per quanto riguarda the Great When, si vede la sua natura ferma e rigorosa perché secondo me è un libro che autoseleziona il suo pubblico: moltissime persone abbandoneranno la lettura dopo i primi capitoli e altrettante lo faranno prima della metà, prima che le cose si facciano davvero interessanti e il ritmo cominci a incalzare. Questo è dovuto più che altro allo stile dell’autore che non usa mai poche parole per esprimere un concetto, anzi, forse arzigogola la prosa per compensare tutti gli anni di sintesi estrema del fumetto. Infatti è ricchissima di arcaismi e intricate metafore e per di più i personaggi non sono sempre simpatici per chi legge. Tutte queste caratteristiche messe assieme possono rendere il romanzo meno fruibile, ma ripeto: non sembra che all’autore la cosa interessi più di tanto, anzi sembra essere il suo intento. Proprio per questo è comprensibile l’eventualità che il romanzo possa sembrare pesante o poco piacevole e il pensiero di affrontare altro quattro libri potrebbe scoraggiare.
Tutte queste caratteristiche sono quelle che vi faranno amare oppure odiare il romanzo, perché appunto è tutto così estremo che viene difficile trovare una via di mezzo e un parametro che sia oggettivamente valutabile in The Great When: o lo si ama, o lo si odia.
Eppure, sotto l’aspetto dell’originalità ci si aspettava qualcosina in più da Alan Moore, che nella sua raccolta di racconti aveva ideato delle storie così folli, psichedeliche, blasfeme e disturbanti (ma avevano anche dei difetti) che l’idea di un protagonista che viaggia per una Londra parallela appare già stanca e sfruttata. Sono sicura che vi vengono in mente almeno due o tre romanzi con alla base questo concetto e purtroppo Moore non aggiunge granché alla discussione, se non il fatto che questa volta è la nostra Londra a essere un pallido riflesso di quella reale e autentica, che viene descritta in modo onirico e folle, a volte difficile da seguire. Infatti, è proprio lo stile a essere l’elemento più interessante, dato che traina tutto e perdersi nella prosa corrisponde a perdersi nella Londra immaginata dall’autore.
Come sempre, Alan Moore si dimostra un personaggio divisivo che non apprezza le mezze misure nemmeno in materia di narrativa. The Great When è un’opera che amerete o odierete ma che è meglio affrontare con la consapevolezza che potrebbe anche non essere una lettura nelle vostre corde.
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