- Titolo: The Cartographers - I Cartografi
- Titolo originale: The Cartographers
- Autrice: Peng Shepherd
- Traduttrice: Sara Marzullo
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 9791281777095
- Casa editrice: ne/on
giovedì 17 ottobre 2024
The Cartographers - I Cartografi
mercoledì 16 ottobre 2024
I cento Amori di Giulietta
- Titolo: I Cento Amori di Giulietta
- Titolo originale: The Hundred Loves of Juliet
- Autrice: Evelyn Skye
- Traduzione di: Martina Calvaresi & Dafne Calgaro
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 9788804773269
- Casa editrice: Mondadori
Recensione e commento
Ma andiamo con ordine e, come sempre, partiamo dalle cose negative, dulcis in fundo.
A parte questo, invece, ci sono state molte situazioni che mi sembravano inverosimili in un primo momento, ma che mi sono parse più credibili andando avanti: l’incipit del romanzo consiste nel primo incontro tra i due protagonisti con una Helena che riconosce l’amico immaginario che le ha tenuto compagnia nei suoi momenti bui, lui, d’altro canto, la allontana immediatamente in modo brusco. Mi sembrava la solita solfa dell’amore a prima vista, ma il sistema magico ha giustificato questa scelta, poiché Romeo non può morire ed è destinato ad amare e perdere Giulietta che si reincarna a ogni generazione in una donna diversa.
Il finale è leggermente frettoloso, ma mi ha dato quello che volevo, anche se avrei preferito avere qualche spiegazione in più sulla risoluzione del conflitto narrativo.
I Cento Amori di Giulietta è molto fuori dalla mia comfort zone, eppure è una lettura che ho saputo apprezzare nonostante i piccoli problemi tecnici. È un libro agrodolce, con una struggente tenerezza di sottofondo che racconta di una storia d’amore che procede nonostante gli alti e i bassi della vita, non necessariamente tragici, e usa una storia particolare per raccontare sentimenti universali. Non è necessariamente verosimile, ma se cercate una storia che vi faccia bagnare gli occhietti da leggere in un paio di sere sotto le coperte penso che potrebbe essere il libro giusto.
mercoledì 9 ottobre 2024
The Cheerleaders
- Titolo: The Cheerleaders
- Titolo originale: The Cheerleaders
- Autrice: Kara Thomas
- Traduttore: Marco Astolfi
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 9788809925533
- Casa editrice: Giunti
The Cheerleaders è un thriller young adult che riguarda un cold case e, per quanto non sia un libro perfetto, ha sicuramente molti elementi apprezzabili. Si gioca moltissimo sulla percezione di cosa sia successo secondo il punto di vista della protagonista, Monica, che è la sorella di una delle cheerleader morte cinque anni prima in circostanze misteriose. È subito intuibile che la persona a cui è stata addossata la colpa non sia il vero colpevole, eppure le viene detto di smettere di indagare e di farsi domande sulla morte della sorella proprio perché la comunità e la sua famiglia stanno cercando di andare avanti. Naturalmente, Monica sarà inamovibile e metterà a rischio la sua carriera scolastica per scoprire la verità.
Eppure, se da un lato ho apprezzato moltissimo gli incastri della trama, la ricerca delle risposte e il fatto che non tutto sia come sembra, dall’altro lato qualche buchino di trama c’è, specialmente per quanto riguarda il movente narrativo, che secondo me è un po’ traballante: non c’è una motivazione forte per la quale Monica, di punto in bianco dopo cinque lunghi anni, decida di mettersi sulle tracce di un assassino e cambi addirittura personalità ancora prima che le indagini comincino. Infatti, la storia si apre quando il suo cambio caratteriale è già avvenuto e chiunque abbia a che fare con lei glielo fa notare di continuo, ma non avremo risposte a riguardo.
Un altro aspetto che secondo me è un difetto che sto riscontrando molto spesso nella narrativa di questo periodo è l’improvviso cambio di forma narrativa quando fa comodo. Il libro è narrato tutto dal punto di vista di Monica attraverso l’uso della prima persona, ma all’occorrenza vengono inseriti dei flashback saltuari dal pov della sorella morta. Personalmente non sono un’amante di questa struttura perché mi sembra sempre che chi la utilizza non abbia sotto controllo al cento percento la sua storia. A volte basterebbe usare una forma immersiva con narratore onnisciente per risolvere certi problemi dovuti alla cambio di punto di vista, per cui non comprendo il motivo per cui questa struttura sia tanto in voga, dato in realtà è meno letterariamente raffinata.
Ho apprezzato molto la varietà di tematiche trattate, Monica non è una protagonista stereotipata, quanto una persona a tutto tondo in un momento di piena crisi. Questo la porta a riflettere sulla sua famiglia, sulle sue amiche dalle quali si sta allontanando a causa di un cambio di priorità, ma anche su quello che vuole veramente. Ci sono state delle scene che mi hanno spezzato il cuore tra lei e sua madre, che hanno un rapporto molto freddo dovuto al trauma di aver perso quella che per loro era una figlia e una sorella. Ci sono molte cose in sospeso e non dette tra di loro e infatti lo scioglimento comincia in concomitanza con il loro riavvicinarsi e la fine dei loro segreti. Penso che per una persona in piena crisi adolescenziale, come quella a cui è indirizzato The Cheerleaders, sia importantissimo sentirsi amata a prescindere da quanto turbolenta possa essere, al di là della trama è questa la cosa che mi è piaciuta di più.
The Cheerleaders è un libro molto veloce adattissimo a essere usato come intervallo tra letture più impegnative. Questo non significa affatto che sia allegro o frivolo, anzi, la vastità degli argomenti trattati e le atmosfere cupe non sono affatto da sottovalutare. Resta comunque un libro adrenalinico e stringato perfetto per l’inizio dell’autunno.
mercoledì 2 ottobre 2024
La lunga Notte senza Luna
- Titolo: La lunga Notte senza Luna
- Titolo originale: The spear Cuts through Water
- Autore: Simon Jimenez
- Traduttrice: Marinella Magrì
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 9788804781455
- Casa editrice: Mondadori
Penso sinceramente che La lunga Notte senza Luna sia uno di quei libri dei quali non si possa dire se siano belli o brutti, perché è così fuori dal comune e così particolare che solo voi, provando a leggerlo, potete decidere se vi piaccia o no. A me è sinceramente piaciuto, l’ho percepito un po’ come se N.K. Jamisin avesse scritto Il Mare senza Stelle, immaginatevi che trip.
Già solo la struttura è originalissima, la narrazione si sviluppa “a matrioska”, c’è una storia, dentro una storia dentro una storia, con un tono e uno stile che cambiano a seconda del lettore implicito. Lo so, è complicatissimo, ma è così: la narrazione si apre usando una seconda persona singolare, con un narratore onnisciente che si sta rivolgendo sia a noi, sia a un ascoltatore che sarà solo occasionalmente un personaggio attivo e mai protagonista. A noi e a lui viene raccontata la storia del Teatro Riflesso, in cui si può andare solo una volta nella vita, nei propri sogni. Ed è proprio qui che l’ascoltatore, che poi siamo noi, diventa personaggio e la maggior parte della sua attività consiste nell’assistere alla storia che viene messa in scena. La sua vita personale, quella del mondo da sveglio, si intrufola solo saltuariamente e la conosciamo a grandi linee (la guerra, i fratelli, il padre severo), la narrazione a cui viene riservato il novanta percento dello spazio è appunto quella che viene messa in scena nel teatro: è quella di cui sappiamo tutto, ambientazione, vita morte e miracoli dei personaggi, sistema politico etc. È il vero centro del romanzo e la chiave per interpretare tutto il resto perché è un po’ come se ci venisse fornito un racconto universale sulle nostre origini come individui e come popolo che è sepolto dentro di noi. Non sappiamo in modo consapevole che è lì, ma in qualche modo ci forma e ci definisce.
Generalmente amo sviscerare i significati nascosti, le metafore e quello che l’autore voleva veramente dire senza dirlo in modo esplicito, ma qui mi trovo completamente spiazzata, perché credo che sia un po’ una di quelle storie universali che potrebbero essere analizzate per secoli. È un romanzo che va avanti per archetipi che sono universali e non sono riconducibili a una sola mitologia, ma a tutte, poiché è collocata fuori dallo spazio e dal tempo. Anche in questo risiede l’originalità del libro, perché non sembra la rielaborazione di qualcos’altro e penso che sia uno dei rari casi in cui l’aggettivo “inimitabile” sia veramente calzante. Va da sé, non penso che l’originalità sia una valore assoluto, a volte basta solo narrare bene un bel racconto, ma in questo caso è un pregio proprio per il fatto che non è solo simulata, ma portata al suo apice, limata e cesellata. È indubbiamente anche un esercizio di maniera, ma mi ha anche lasciato qualcosa a livello emotivo, per quanto io non sappia ricondurre questa sensazione a un singolo elemento preciso, perché le tematiche contenute sono tantissime e non veicolano messaggi semplificati. Si parla di redenzione, di potenti che pensano a fare festini mentre arriva la fine del mondo (se vi ricorda qualcosa immagino che non sia casuale), di leggende che prendono vita, di ciò che ereditiamo dalla nostra famiglia, di poteri magici tramandati, di rinascita, di perdono e divinità che possono morire, il tutto mentre gli ingranaggi della trama si incastrano uno alla volta e il meccanismo continua a girare con un’armonia che vedo sempre più di rado. Infatti, a questo proposito, per quanto La lunga Notte senza Luna si apra con un incipit che sembra quasi un’allucinazione, quando si arriva alla fine lo si fa con la consapevolezza che nulla è stato lasciato al caso e ogni pezzo è andato al suo posto.
Fra, abbiamo capito che ti è piaciuto, ma quindi è perfetto?, mi chiederete. No, qualche piccolo difetto c’è, anche se è trascurabile nella cifra totale del romanzo. Innanzi tutto, il primo errorino che mi viene in mente è che i nomi di due personaggi sono troppo simili perché iniziano con la stessa lettera, hanno la stessa lunghezza e hanno circa le stesse vocali all’interno della parola; questo mi ha portata in un paio di occasioni a confonderli e dover tornare indietro di un paio di paragrafi per capire chi avesse fatto cosa. Inoltre, ho trovato un problemino nella rappresentazione di Keema, un guerriero a cui è stato amputato un braccio. Sebbene sia auspicabile la rappresentazione di corpi sempre diversi e mi abbia fatto piacere vedere per una volta un corpo con una disabilità dall’inizio alla fine, senza che per magia ricresca il braccio alla chiusura del libro, allo stesso tempo non ha nessuna delle difficoltà che realisticamente dovrebbe avere: si arrampica con un braccio solo senza mai un’esitazione, combatte senza che questo sia mai uno svantaggio e non ci viene mai spiegato come venga compensata la sua mancanza nello svolgimento delle azioni più complesse. Insomma, ci viene detto esplicitamente della sua disabilità, ma manca l’esperienza immersiva nella sua vita, anche perché non ha aiuti di altro tipo. E non penso che in questo caso l’autore volesse renderlo un super umano, credo, più che altro, che non ci abbia pensato e non si sia immedesimato a sufficienza nel suo protagonista da capirne la quotidianità al cento percento. In qualche modo, questo rovina un po’ la rappresentazione, proprio perché sotto questo aspetto è un lavoro fatto a metà. Ma questo è davvero tutto quello che ho da dire sui difetti.
The Cartographers - I Cartografi
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