- Titolo: La Nona Casa
- Titolo originale: The Ninth House
- Autrice: Leigh Bardugo
- Traduttrice: Roberta Verde
- Lingua originale: inglese
- Codice ISBN: 978-8804721871
- Editore: Mondadori
Trama
Galaxy "Alex" Stern è la matricola più atipica di tutta Yale. Cresciuta
nei sobborghi di Los Angeles con una madre hippie, abbandona molto
presto la scuola e, giovanissima, entra in un mondo fatto di fidanzati
loschi e spacciatori, lavoretti senza futuro e di molto, molto peggio. A
soli vent'anni, è l'unica superstite di un orribile e irrisolto
omicidio multiplo. Ma è a questo punto che accade l'impensabile. Ancora
costretta in un letto d'ospedale, le viene offerta una seconda
possibilità: una borsa di studio a copertura totale per frequentare una
delle università più prestigiose del mondo. Dov'è l'inganno? E perché
proprio lei? Ancora alla ricerca di risposte, Alex arriva a New Haven
con un compito ben preciso affidatole dai suoi misteriosi benefattori:
monitorare le attività occulte delle società segrete che gravitano
intorno a Yale. Le famose otto "tombe" senza finestre sono i luoghi dove
si ritrovano ricchi e potenti, dai politici di alto rango ai grandi di
Wall Street. E le loro attività occulte sono più sinistre e fuori dal
comune di quanto qualunque mente, anche la più paranoica, possa
immaginare. Fanno danni utilizzando la magia proibita. Resuscitano i
morti. E, a volte, prendono di mira i vivi.
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Recensione e commento
Avere un arco di crescita come quello della signora Bardugo non è cosa da tutti: qui ci troviamo davanti a un adult che tratta tematiche di una certa rilevanza senza mai essere ripetitiva e senza mai ricordare i libri precedenti, se non per lo stile, che migliora di giorno in giorno, e lo schema narrativo.
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Immagine dal web
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Partendo da un'analisi preliminare del libro, la narrazione è in terza persona con focalizzazione interna, simile a Sei di Corvi (vi lascio
qui la recensione), tuttavia nessuno dei personaggi ricalca qualcuno di quelli già creati in precedenza dall'autrice, anzi, sono tutti nuovi e con una personalità ben definita, soprattutto Galaxy, detta Alex, la protagonista. Galaxy è una ragazza con dei poteri paranormali, nello specifico riesce a vedere i fantasmi. Solo lei. Questo la porta, gradualmente, in una spirale autodistruttiva che finirà quasi con l'annichilirla, se non le venisse offerto il ruolo di Dante (è incredibile quanto la Divina Commedia continui a influenzare le opere letterarie ancora di oggi) all'università di Yale per la Lethe, un'organizzazione che pratica la magia. Potrebbe sembrare uno spoiler, ma stiamo parlando di quello che succede nelle prime dieci pagine, ed è importante specificarlo adesso, perché la trama sarà fitta di avvenimenti paranormali, che in realtà l'autrice utilizzerà come allegoria della realtà in cui viviamo, specialmente in quella statunitense, fatta di un capitalismo che schiaccia l'individuo, che non dà voce a chi non ha il potere del denaro. Il modo in cui Bardugo riesce ad affrontare la tematica del divario sociale è semplice, ma efficace: i fantasmi cercano sempre di comunicare, ma nessuno li ascolta. Non c'è nient'altro che desidererebbero più di vivere, eppure non ne hanno la possibilità. Esistono, ma nessuno li ascolta. Galaxy stessa, nonostante sia viva, era un'invisibile fino a poco prima di entrare a Yale e la sua unica ambizione nella vita era avere abbastanza denaro per arrivare al giorno successivo. Perché solo chi ha soldi da buttare può permettersi di sputarci sopra e non ammetterne l'importanza. Anche il mondo magico in cui ci immerge l'autrice non è un mondo meraviglioso, in cui la magia rende le cose migliori, ma anzi, è sempre al servizio del potente e del dio denaro. In questo contesto, la Lethe è un richiamo al fiume Lete molto conosciuto dai classicisti e in questo caso rappresenta la divisione tra "noi" e "loro", non sono tra i vivi e i morti, ma tra chi può e non può, tra chi ha tutto e chi non ha niente. Galaxy ha la capacità di comunicare con l'altra parte, perché lei stessa è metaforicamente un mix, una persona a cui non si possono affibbiare etichette: non si comprende bene quale sia la sua etnia e lei stessa non sa chi è, non usa nemmeno il suo vero nome, preferendo, invece, Alex.
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Ma le etichette e i nomi, in qualche modo, hanno un potere in questo mondo, perché indicano l'appartenenza a un gruppo e lei lotta spasmodicamente da tutta la vita per fare parte di qualcosa, riuscendoci veramente solo quando si accetterà davvero, in un arco di crecita che ribalterà i ruoli di Dante e Virgilio, quando sarà lei a salvare il mentore. In questo senso, è ricorrente la figura del serpente, che ha una simbologia ambivalente, poiché da un lato cambia pelle, il che indica la capacità di Alex di adattarsi alle situazioni, dall'altra, il serpente è un animale che morde e può essere pericoloso, se solo ne trova la forza. La sua formazione, mostrata anche attraverso il progredire delle stagioni, da inverno a estate, non sarà facile, perché Leigh Bardugo riesce a creare dei personaggi tremendamente veri, e nella realtà nessuno è perfetto, nemmeno la protagonista di questo libro che è spesso dilaniata da dubbi, dovendo decidere tra la sua integrità morale di individuo e il vil denaro, la vita tranquilla. La critica dell'autrice alla società in cui viviamo non si ferma qui, anzi, è appena all'inizio, poiché vi sono numerosi passaggi in cui viene spiegato in modo molto profondo e sfaccettato quanto, in questo mondo e nell'altro, contino solo le apparenze, solo quello che facciamo credere agli altri, perché spesso più importante che essere è apparire. In questa circostanza, il topos letterario, ultimamente molto sfruttato nei libri usciti in questo periodo, del ballo in maschera, non risulta affatto scontato o fuori luogo, o trito, come invece è apparso in altri romanzi, poiché qui viene sfruttato a dovere: tutti indossiamo una maschera, quella che gli altri si aspettano o quella che noi ci aspettiamo che vogliano vedere, e fingiamo di divertirci, soprattutto quando non è così. Siamo costantemente alla ricerca di altro da noi stessi. Ma non solo dobbiamo apparire e divertirci: dobbiamo apparire più degli altri, divertirtci meglio degli altri, come un una costante gara con l'altro che non esiste in altro posto se non nelle nostre menti.
Un altro tema sul quale Leigh Bardugo si sofferma è quello dello stupro, soprattutto quello quasi endemico che avviene nei campus americani, i cui numeri sono spaventosi. Pur trattando questo tema con ferocia, senza mai risparmiare la crudeltà delle vicende al lettore, Bardugo non risulta mai volgare e soprattutto non fa mai passare la vittima come colpevole o il colpevole come vittima. Anche in questo caso, l'allegoria dei fantasmi risulta calzante, poiché Alex subisce delle cose, ma nessuno le crede, perché non ci sono le prove. In qualche modo, è sempre colpa sua, o di chi muore perché spacciava, o ancora di chi non riesce ad arrivare al giorno successivo per mancanza di soldi. In questo mondo, che non è poi così fantastico, ma anzi, è esattamente quello in cui viviamo, c'è sempre il Fiume Lete, questa linea tracciata che non consente sfumature nella realtà e divide tutto a metà come un campo di battaglia, un costante noi vs loro, un bianco e nero senza scale di grigio. Fa paura fermarsi a pensare a questa assurdità, per questo La Nona Casa è il libro che tutti dovremmo leggere, senza distinzioni tra "noi" e "loro", perché esiste solo un unico grande "noi", senza alcuna linea tracciata per terra a dividerci.

Se proprio si deve trovare una nota negativa in questo libro, essa non sta nel libro in sé, quanto nella traduzione che, sebbene sia in generale molto ben fatta, in alcuni punti lascia un po' a desiderare, a causa di traduzioni letterali o false friends tradotti male. A parte questo, anche in questo caso la Bardugo si dimostra una linguista eccellente. Già in Shadow and Bone e Sei di Corvi (vi lascio qui la recensione) aveva mostrato delle capacità linguistiche affatto trascurabili, ma in questo caso si cimenta persino con il ladino, ovvero un dialetto giudeo-spagnolo (così come altre lingue, ad esempio il latino) che dimostrano nuovamente l'unicità della protagonista e la sua impossibilità di entrare in una casella. Per nessuno, nemmeno nella realtà, è facile comprendere e accettare, che non rientrare in una casella è un vantaggio, una ricchezza, qualcosa che può cambiare il mondo.
La Nona Casa non è un libro facile, ma in qualche modo è un libro per tutti, che lascia allo stesso tempo arricchiti e svuotato una volta chiuso.
Ottimo lavoro, Leigh!